Peccati di stampa
Roma. Un manipolo di eroi tormentati del giornalismo che offre all’opinione pubblica americana la verità sugli abusi sessuali in una chiesa omertosa. E’ “Spotlight”, il film di Tom McCarthy favorito agli Oscar. Non secondo il giornalista investigativo David Pierre, che ha scritto “Sins of the Press: The Untold Story of The Boston Globe’s Reporting on Sex Abuse in the Catholic Church”. Peccati di stampa. Il giornalista è andato a studiare la storia del quotidiano di Boston protagonista del film. E ha scoperto doppi standard, pregiudizio e tanto accanimento verso il cardinale Bernard Law (il perfido del film).
“Non si potrebbe immaginare giornale più ipocrita e prevenuto del Boston Globe per raccontare gli abusi sessuali” scrive Pierre, che da dieci anni si occupa di scandali nella chiesa. “Nell’aprile del 2003, quindici mesi dopo che l’inchiesta sulla chiesa era iniziata, un giornalista del Globe ammise che il suo giornale era ‘in guerra’ con la chiesa cattolica”, scrive Pierre.
Pierre accusa il Globe di aver taciuto sugli abusi sessuali nelle scuole pubbliche di Boston. Scuole laiche, non cattoliche. “Il team di ‘Spotlight’ non ha mai trovato interessante esplorare gli abusi dei bambini nelle scuole pubbliche”, spiega Pierre. “Usare la dizione di ‘anticattolico’ contro un giornale non è appropriato. Ma per trent’anni, il Globe ha celebrato coloro che abbandonavano la chiesa come ‘illuminati’, trattando il cattolicesimo come un disordine mentale. Nel 1980, il Globe pubblicò ben trentasei articoli contro il cardinale di Boston Humberto Medeiros. Gli attacchi pregiudizievoli del Globe contro la chiesa erano infiniti”.
Come quella volta che alla Cattedrale di Boston il cardinale Law ordinò undici sacerdoti. Gruppi gay e abortisti gridarono oscenità a Law e ai preti, cercando di interrompere la messa, gettando profilattici, simulando atti sessuali. Il Globe parlò di “centinaia di sostenitori dei diritti gay e dell’aborto che hanno organizzato una pacifica dimostrazione contro le posizioni politiche del cardinale Law”. Poco fair.
Pierre sostiene che il Globe non si indignava mai quando a praticare la pedofilia non erano i preti. Thomas Winship, direttore del Globe, chiese a sua moglie Elizabeth Winship di tenere una rubrica. “Pubertà, masturbazione, omosessualità: nulla era troppo ‘hot’ per la rubrica Ask Beth” scrive Pierre. “Il 17 giugno 1980, il Globe pubblicò la lettera di un ragazzo di tredici anni che aveva messo incinta la professoressa dopo che lei lo aveva sedotto. Winship titolò la rubrica ‘Incontro con un’insegnante’, non disse nulla del crimine commesso e castigò il ragazzo per non aver saputo ‘resistere’. Gli stessi giornalisti del Globe attaccarono la chiesa per non aver chiamato la polizia quando c’erano sospetti di abusi”. Altro caso: “Il Globe promosse il libro ‘Girls and Sex’ di Wardell Pomeroy, che riteneva ‘benefico’ il sesso fra adulti e bambini e l’incesto”.
[**Video_box_2**]Pierre ricorda, infine, il caso di Thomas Reeves, pastore metodista e fondatore della North American Man/Boy Love Association, che celebrava la pedofilia. “Il Globe diede grande risalto alle idee di Reeves sotto un articolo dal titolo ‘Fairness for all’, in cui Reeves celebrava il ‘sesso non violento’ nei casi di pedofilia”. Il Globe fece da cassa di risonanza alle idee di Reeves intese come “libertà civili”, trasformandosi nel “portavoce della lotta alla criminalizzazione del sesso pedofilo”. Alla faccia degli eroi liberal protettori dell’infanzia contro i viziosi oscurantisti della chiesa.
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