Wolfgang Münchau

Münchau “l'autorevole”, la firma del Ft un po' eurogufa un po' star italiana

Michele Masneri
Il columnist tedesco del Financial Times è il “prestigioso estero” di Arbasino. Vita privata e strumentalizzazioni

    Roma. Comunque vada sarà un insuccesso. Anche ieri sul Financial Times Wolfgang Münchau, columnist antiausterità con expertise in previsioni di sventura, si è espresso con nuove analisi eurojetattorie. Sull’accordo tra Gran Bretagna ed Europa e referendum per la cosiddetta “Brexit”, due gli scenari: se il voto sarà per restare nell’Unione, non funzionerà perché si griderà ai brogli; se si voterà per uscire, salterà tutto, con un lungo negoziato che non porterà niente di buono.

     

    Questo l’ultimo Münchau-pensiero. Il solare giornalista tedesco è diventato ormai da anni tormentone e spauracchio soprattutto in Italia dove viene ascoltato e citato come un Umberto Eco dello spread. “A rischio la permanenza dell’Italia nell’Eurozona”, ha scritto il 31 gennaio. Il 15 novembre: “Se l’Italia non riesce a uscire solidamente dalla recessione, è difficile che rimanga nell’Eurozona”; ultimamente si applica contro Matteo Renzi, ma andando indietro nel tempo il suo bersaglio preferito fu Mario Monti: “Non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”, scrisse, e addirittura lo paragonò a Heinrich Brüning, il penultimo premier di Weimar, fanatico dell’austerità, facilitatore del nazismo. Il povero Monti bullizzato dall’“autorevole Financial Times” rispose con una lettera e cercò di spiegare in Italia che una cosa è un’opinione di un editorialista e un’altra la linea ufficiale di un giornale, ma invano. Il fatto è che le colorite critiche di Münchau diventano a sud del Brennero “sostiene l’autorevole Financial Times” (è “il prestigioso estero”, come lo chiama Alberto Arbasino).

     

    Di volta in volta Münchau e per estensione “l’autorevole Financial Times” viene dunque citato e titillato, a sinistra o a destra a seconda dei tempi e delle congiunture: Enrico Letta nelle ultime settimane ha gongolato pensoso dopo l’ennesima column dell’euro: “Quando leggo cose come quelle che scrive il Financial Times mi preoccupo. Questo tipo di politica italiana verso l’Europa, molto aggressiva e incattivita, finisce per isolarci e rischia di farci diventare una seconda Grecia”. Lo stesso Letta peraltro era stato sbertucciato dall’autorevole nel 2013 (“una strategia economica basata sulle pubbliche relazioni”), ma pazienza. Il Giornale invece ama molto in questo momento Münchau (titolo: “Il Ft demolisce Renzi”), e come biasimarli: dopo anni di “Unfit to lead Italy” da parte dell’Economist, il centrodestra ha finalmente il suo “autorevole giornale estero”.

     

     

    Draghi “incompetente” e austerity filonazisti

     

    “E’ una cosa molto italiana questa di attribuire l’opinione di un columnist alla linea del giornale”, spiega al Foglio un osservatore. “In realtà ogni editorialista ha la massima autonomia e il direttore non si permetterebbe mai di cambiare un suo pezzo. Una column non è insomma un editoriale non firmato, che è quello che esprime la linea del quotidiano”. Poi certo Münchau ci mette del suo: “Scrive cose che molti magari pensano ma nessuno avrebbe il coraggio di scrivere, la butta in caciara, è bravissimo a capire qual è il tema più urticante del momento e a prendervi posizione”. In effetti: Mario Draghi “incompetente”, la libertà dei capitali “può destabilizzare le economie”, l’austerity è sempre lì lì per spianare la strada al nazismo (un suo pallino, tutto porta sempre al nazismo); scenari pulp: “Un clown, un miliardario condannato in primo grado per evasione fiscale, un apparatschik di sinistra che non capisce nulla di economia, ed un professore di economia di tendenza conservatrice, che non capisce nulla di politica”. Queste le scelte elettorali degli italiani nel 2013, scrisse sullo Spiegel, giornale con cui collabora, parlando di Grillo, Berlusconi, Bersani e Monti.

     

    Fantasioso come il barone di Münchhausen, il nobile tedesco passato in letteratura per i suoi viaggi sulla luna o su una palla di cannone, ferocemente antiausterity, antitedesco nel senso di anti Merkel, ma con quel nome perfetto da citare anche se pochi sanno pronunciare, peggio di “stepchild”, l’editorialista autorevole la spara sempre più grossa; e molti anche all’interno dell’“autorevole Ft” discordano, come l’altro autorevole Martin Wolf, con cui si odiano. Münchau però non è scemo, ha capito che buttando dentro nazisti e clown e anatemi si fattura anche di più. Quarantasei anni, studi di matematica e giornalismo a Oxford e Cambridge, ha cominciato la sua carriera al Times di Londra diventandone corrispondente a Washington e Bruxelles. Poi ha diretto la versione tedesca del Financial Times (che in seguito è stata chiusa) ma la svolta è nel 2006 quando insieme alla moglie, l’economista Susanne Mundschenk, ha creato EuroIntelligence, una società specializzata in analisi politico-economiche che vende a caro prezzo sotto forma di newsletter. La newsletter viene ricevuta da tutta la Commissione e il Parlamento europeo, la Bce, l’Ocse, più i vari think tank di Bruxelles.

     

     

    [**Video_box_2**]Quell’appunto privato su Renzi

     

    Ultimamente casa Münchau è un po’ in crisi (gli abbonamenti sono molto scesi dal 2012, e così i ricavi) ma rimane un’ottima piccola impresa familiare: dalla villetta di Oxford dove risiedono i coniugi economisti ogni mattina alle 7 viene inviata la mail di sventura alle migliaia di contanti paganti (un abbonamento costa circa 500 euro); mail che è stata nottetempo preconfezionata dai giovani collaboratori apprendisti Münchau. Col favore delle tenebre infatti  gli apprendisti preparano un brogliaccio coi principali avvenimenti internazionali, leggono i giornali, infilano un po’ di dati sui titoli di stato, e poi Münchau, tazzona di caffè fumante in mano, ci mette mano con alcuni “cappelli” interpretativi. Poi, racconta un intimo, la moglie Susanne inforca gli occhiali e mette tutto in bella copia, correggendo errori e refusi dovuti anche all’orario proibitivo. Il turnover di collaboratori è abbastanza alto forse anche per l’usura mattutina: al momento l’unico è lo spagnolo Miguel Carrion Alvarez, matematico quarantenne. Nei momenti liberi, Münchau guarda il tennis, di cui è appassionato, in televisione (ci si immagina il menage notturno a casa Münchau come nel castello di “Frankenstein Junior”, il geniale film di Mel Brooks dove la creatura di laboratorio tra ululati nel sinistro castello alla fine leggeva il Wall Street Journal. La moglie potrebbe essere Inga).

     

    “Ha avuto grande influenza fino a un certo punto, adesso ha perso consenso, lo considerano troppo catastrofista”, dice un altro osservatore al Foglio. “Una specie di Nouriel Roubini. Dal 2012 ha perso sottoscrittori, anche la sua società va così così”, dicono dell’analista, che collabora anche col Corriere della Sera (ma è da un po’ che non scrive). “Lui in realtà parla alla Germania, i suoi commenti sono rivolti alla madrepatria: contro l’austerity, per una maggior integrazione europea, anche se in Germania non se lo filano molto”, ecco un altro livore. “In realtà è molto attento all’Italia: ha casa in Liguria, vicino Sanremo, dove viene appena possibile”; e nel 2013, in una pausa del Forum Ambrosetti di Cernobbio, chiese di conoscere Renzi, a Firenze. C’erano appena state le elezioni e il suo giudizio, in una mail riservata che il Foglio ha potuto leggere, fu positivo. “Ho visto il giovane sindaco, un potenziale futuro primo ministro”, scrive Münchau. “Potenzialmente siamo di fronte a un salto di due generazioni da una classe di politici settantenni a una di trentenni. Ma non so se il Pd è pronto per un tale cambiamento”. “In economia – scrisse Münchau – Renzi vuole privatizzare e liberalizzare il settore statale, dice che non se ne può più dei politici trombati messi a capo delle utility; e vuole tagliare quel legame tossico tra le banche e i partiti” (si era nel pieno dello scandalo Mps). Tutto bene, dunque? Ma no, naturalmente: “Mi aspetto che nel frattempo la situazione economica dell’Italia continui a deteriorarsi”. Da casa Münchau, mai ’na gioia.