Barbara D'Urso

I giudici danno ragione a Barbara D'Urso. Schiaffi all'Ordine dei giornalisti

Luciano Capone
Il gip di Monza rigetta la denuncia presentata dal presidente dell'Odg Iacopino perché, dice, viola la libertà d'espressione. Si chiude così un cortocircuito paradossale che lascia solo una domanda: a cosa serve l'Ordine?

C’è un giudice a Monza. E ha buttato nel cestino la denuncia presentata dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino contro Barbara D’Urso, accusata di abuso della professione giornalistica. Il gip del tribunale di Monza Giovanni Gerosa, richiamando altre sentenze della Corte Costituzionale, ha deciso per l’archiviazione, richiesta dallo stesso pm, Walter Mapelli, “in ragione della tutela dei diritti fondamentali, quali quello di libertà di manifestazione del pensiero”. Articolo 21 della “Costituzione più bella del mondo”, qualcosa a cui i giornalisti dovrebbero essere estremamente affezionati. Ma Iacopino non ci sta e su Facebook sottolinea polemicamente che “le sentenze vanno rispettate” ma “non penso che il gip abbia visionato qualche puntata della trasmissione”. Insomma, la D'Urso si è salvata solo perché i giudici fannulloni non si sono messi a vedere Pomeriggio 5 e Domenica Live.

 

La vicenda inizia circa un anno e mezzo fa, quando Enzo Iacopino, presidente dell’Odg, denuncia la D’Urso per “abuso della professione giornalistica”. La colpa della presentatrice di Mediaset era quella di trattare casi di cronaca nera senza “rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti”. Un’accusa ridicola visto che, a detta degli stessi denuncianti, la D’Urso non è una giornalista: in pratica il presidente dell’Odg aveva accusato una non giornalista di non attenersi alle regole imposte ai giornalisti. Un cortocircuito totale, che tra le altre cose aveva come obiettivo quello di far condannare una persona che svolgeva il suo lavoro ed esprimeva le sue opinioni.

 

Si trattava di un’accusa infondata, che mostra ancora una volta il carattere autoritario, corporativo e illiberale di un Ordine che dovrebbe vedere la difesa del diritto alla libertà di espressione e di parola come un valore assoluto e una stella polare per le proprie azioni. E invece l’Odg voleva, senza alcuna base, che la D’Urso fosse ritenuta colpevole per un un reato che lo stesso Odg vuole punito con il carcere fino a 2 anni.

 

[**Video_box_2**]La conduttrice ha atteso per un anno e mezzo in socratico silenzio che la giustizia facesse il suo corso e ora ha visto finalmente riconosciuti i suoi diritti e le sue ragioni. Il Foglio, che aveva già preso posizione sulla vicenda a favore della libertà della D’Urso, non può che gioire per la notizia. Ora però si pone un altro quesito: a cosa serve tenere in piedi l’Ordine dei giornalisti se è una minaccia alla libertà d’espressione, che è la base fondamentale della professione giornalistica?

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali