Una piattaforma di estrazione petrolifera in mare

Il vescovo di Taranto non vuole le trivelle, ma organizzava festival religiosi con Total e Shell

Ermes Antonucci
Molti ecclesiastici sostengono il fronte referendario No-Triv, in maniera però non sempre coerente. Il caso di monsignor Filippo Santoro

Si avvicina il referendum del 17 aprile sulle trivellazioni, che nella prospettiva dei movimenti No-Triv mirerebbe a fermare una presunta invasione di piattaforme d’estrazione di gas e petrolio nei mari italiani, ma che in realtà riguarda semplicemente il prolungamento o meno delle concessioni che consentono alle società petrolifere di “trivellare” entro le 12 miglia marine dalle coste fino all’esaurimento dei giacimenti. Nonostante gli sbrigativi proclami ecologisti dei No-Triv – contro i quali il nostro giornale ha lanciato un contro-manifesto per l’astensione o il voto contrario – il fronte del “sì” ha trovato tra i suoi convinti sostenitori anche tanti rappresentanti della Chiesa, soprattutto nel sud Italia.

 

“La battaglia dei vescovi NoTriv” titolava in proposito due giorni fa il Corriere della sera, parlando della manifestazione organizzata domani in piazza San Pietro da ben 80 diocesi per attirare l’attenzione sul referendum e spingere gli italiani a votare per l’abrogazione della legge. Mentre infatti la Cei, l’organo ufficiale dei vescovi, ha deciso di non prendere una posizione esplicita sul voto, decine di parroci sul territorio hanno scelto di dare vita ad una massiccia mobilitazione anti-trivelle, richiamando anche i contenuti dell’enciclica verde Laudato sì (“Non si può più continuare a trivellare per mare e per terra” ha dichiarato, ad esempio, in maniera tout court padre Alex Zanotelli).

 

Tra gli ecclesiastici No-Triv c’è anche l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che a Radio Vaticana alcuni giorni fa ha dichiarato che bisognerebbe ragionare secondo una visione di “ecologia integrale”, aggiungendo che per “non complicare una situazione già ferita” la questione referendaria deve essere accolta positivamente, e “quindi dicendo un ‘sì’ al referendum motivato da queste motivazioni morali e generali”.

 

Quali siano nello specifico queste motivazioni “morali e generali”, in verità, non è molto chiaro. Alcuni giornali locali, però, hanno fatto notare una contraddizione di non poco conto. Dal 9 al 27 marzo, infatti, si è svolta proprio a Taranto il “Mysterium Festival”, una manifestazione patrocinata da comune, regione Puglia e dalla stessa curia arcivescovile, dedicata – si legge sul sito – “al tema della misericordia e alla sua centralità nella celebrazione del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco”. E quindi, qual è il punto?

 

Il punto è che a sponsorizzare il festival ­– come confermato in bella mostra sempre sul sito ufficiale dell’evento – sono state anche due multinazionali del petrolio, Shell e Total: compagnie impegnate da anni in attività di estrazione, raffinazione e distribuzione di gas e petrolio, e che assieme alla giapponese Mitsui sono le concessionarie del giacimento petrolifero in terra lucana di Gorgoglione, dal quale sarà realizzato il progetto Tempa Rossa (approvato peraltro con il famoso emendamento alla legge di Stabilità del 2014 che ha portato ieri il ministro Guidi a dimettersi), che trasporterà il greggio estratto in Basilicata alla raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la spedizione via mare.

 

Monsignor Santoro è così finito al centro di molte polemiche (un arcivescovo No-Triv che accetta i soldi delle compagnie petrolifere per organizzare le iniziative della propria arcidiocesi?), e ad aumentare l’ilarità attorno alla vicenda ci si è messo anche il “Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti” di Taranto, che ha sollecitato le dimissioni di Santoro per la sua incoerenza, sulla base della solita esasperazione ecologista (qualcuno ci salvi dalle mostruose petroliere), e citando nientedimeno che un passo della Bibbia: “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

 


 

Aggiornamento 4 aprile 2016 - Ore 10.20

 

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell'Arcidiocesi di Taranto:

 

Nelle ultime ore è stato diramato un comunicato del comitato dei cittadini Liberi e pensanti nel quale si chiedono le dimissioni dell’Arcivescovo di Taranto accusato in maniera infondata di aver ricevuto soldi dalla Total per il Mysterium Festival. Lasciando cadere la richiesta sfrontata, è noto che il patrocinio dell’arcidiocesi di Taranto al Mysterium non è di natura economica, che l’arcivescovo non gestisce un centesimo di queste iniziative né in alcun modo ha titolo su aspetti gestionali. Quindi l’arcidiocesi non restituisce nulla perché non ha ricevuto nulla. L’impegno della curia è quello di contribuire a che la programmazione culturale ed artistica sia una cornice consona e opportuna ai riti della Settimana Santa, mettendo a disposizione gratuitamente siti e personale proprio per l’accoglienza delle iniziative. La sponsorship è interamente curata dalla Ico Magna Grecia che tra l’altro a noi ha dichiarato che gli sponsor interessati a Tempa Rossa sono main sponsor dell’intera programmazione annuale dell’orchestra e non solo del Mysterium. Dispiace ancor più dell’accusa faziosa, falsa e strumentale che tenta di infangare l’impegno di monsignor Santoro per Taranto, che ci si ostini sempre a percorrere vie di divisione e di fango. La chiarezza con la quale monsignor Santoro si è espresso per il “si” del prossimo referendum del 17 aprile è chiaramente indice di libertà da qualsiasi vincolo di natura economica e politica.