Luigi De Magistris

Toghe spericolate

Luciano Capone
Il ruolo della pm Nuzzi dietro l’assalto fallito a De Luca e il flop delle inchieste di De Magistris

Roma. In questi giorni si stanno chiudendo processi che hanno avuto una forte eco mediatica e politica negli ultimi anni e che hanno qualcosa in comune, sia per la conclusione sia per i protagonisti. Il primo è quello che riguarda Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, imputato nel processo “Sea Park” per una serie di reati che vanno dall’associazione per delinquere al falso e all’abuso d’ufficio. A diciotto anni dall’inizio dell’inchiesta, e dopo otto anni di dibattimento, l’accusa rappresentata dal pm Vincenzo Montemurro ha chiesto l’archiviazione perché il fatto non sussiste. L’ex sindaco di Salerno era accusato di essere intervenuto per accelerare i tempi per l’erogazione della cassa integrazione ai dipendenti dell’Ideal Standard che aveva appena chiuso i battenti, e al cui posto sarebbe dovuto sorgere un parco marino che non è mai stato realizzato. Il pm Montemurro, dopo aver sostenuto che “è molto difficile trovare dei reati penalmente perseguibili” in questa vicenda, ha evidenziato come “l’unica idea di un fatto penalmente rilevante in questo processo è un water pagato a prezzo di costo”. Il magistrato ha inoltre sconfessato il lavoro del pm che aveva avviato l’inchiesta nel lontano 1998, che avrebbe svolto “indagini preliminari in maniera non completa e non corretta”. Si tratta della pm Gabriella Nuzzi che, tra le altre cose, aveva accusato De Luca di truffa e falso in un altro processo, quello sul caso Mcm; anche in quel caso l’ex sindaco di Salerno è stato assolto insieme a tutti gli altri imputati, tra cui il candidato sindaco di Napoli del centrodestra Gianni Lettieri. Il caso Sea Park per cui l’accusa ha chiesto l’archiviazione era recentemente diventato un caso politico nazionale: fu questo infatti il motivo che spinse la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi d inserire De Luca nella “lista degli impresentabili” prima delle elezioni regionali, che poi l’ex sindaco di Salerno avrebbe comunque vinto.

 

Mercoledì, a distanza di poche ore, sempre a Salerno, è arrivata una sentenza che riguarda un’altro politico campano, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Ma in questo caso De Magistris non è imputato, bensì parte lesa. Si tratta dell’assoluzione di tutte le persone accusate di aver ordito un “complotto” contro l’allora pm de Magistris per danneggiare o bloccare le sue inchieste “Why not” e “Poseidone”. Niente di tutto ciò. L’ex procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, l’ex parlamentare Pdl Giancarlo Pittelli, l’ex sottosegretario alle Attività Produttive Giuseppe Galati e l’imprenditore Antonio Saladino, principale indagato di “Why not”, sono stati assolti.

 

Ciò che lega i due processi, a parte la coincidenza spazio-temporale, è la figura della pm Gabriella Nuzzi che aveva condotto anche questa seconda indagine. Anche il processo sul complotto anti De Magistris ebbe un forte impatto politico-mediatico, perché scatenò la cosiddetta “guerra tra le procure” di Salerno e Catanzaro, con la prima che indagava sulla seconda per aver “complottato” contro De Magistris e la seconda che indagava sulla prima per abuso d’ufficio in reazione a una perquisizione definita “eversiva”. Uno scontro istituzionale che l’allora presidente della Repubblica Napolitano definì “grave e senza precedenti” e che comportò l’intervento dell’allora guardasigilli Angelino Alfano che chiese il trasferimento dei magistrati campani per aver agito con “assoluta spregiudicatezza” e “non per cercare prove, ma nell'ottica di una acritica difesa di Luigi de Magistris”. La Nuzzi poi venne sanzionata dalla sezione disciplinare del Csm e trasferita d’ufficio al tribunale di Latina. La vicenda destò grandi polemiche, con la pm difesa da Travaglio e De Magistris, innalzata a simbolo della magistratura sotto attacco dei poteri occulti: “La nostra opera è diventata eversiva rispetto al sistema – diceva la Nuzzi in televisione – Nei nostri confronti sono stati attivati gli stessi meccanismi di delegittimazione tipici del potere mafio-massonico. Le bombe non servono più”. Le assoluzioni, per fortuna, servono ancora.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali