La conferenza stampa con cui lo scorso marzo i carabinieri avevano annunciato l'arresto di Fausta Bonino (foto LaPresse)

Sberle ai pm di Piombino. Chiamate un'infermiera!

Maurizio Crippa
La signora Fausta Bonino è sempre meno un killer, l’inchiesta dell’eparina assassina all’ospedale sempre più un disastro. Restano i 14 (presunti, però) “omicidi” in due anni. Ma controllare prima, senza chiamare la squadra Anticrimine?

L’unica cosa di cui per ora sono tutti sicuri – la procura di Livorno, il tribunale del Riesame e i tecnici della Regione – è che quelli all’ospedale di Piombino sono stati omicidi volontari. Quattordici, sarebbero. Anche se poi il caso-pistola fumante, con il testimone che sentì la signora Fausta Bonino – infermiera senza motivo incarcerata, e ora in attesa di essere riammessa al lavoro come le spetta – che diceva: “Ora le do un farmaco, così dorme”, e poi la paziente morì, è un altro errore marchiano degli indagatori. La signora Ferri Marcella assunse dei calmanti, non l’eparina, e morì di infarto, non di eparina. Così, in attesa di vedere se anche le altre morti “sospette” (se c’è una morte, è sospetta) siano tutti omicidi, non restano che due osservazioni da fare.

 

Come raccontano i giornali, a questo punto della mirabolante indagine il dubbio riguarda non l’infermiera, ma il perché i medici e i dirigenti dell’ospedale non provarono a verificare prima i fatti, se è vero che da due anni covavano sospetti su quelle morti: la possibilità di fare verifiche esiste, anche senza chiamare la squadra Anticrimine. La seconda, repetita iuvant, è una domanda che chi di dovere dovrebbe porsi sulla qualità del lavoro di pm e procure (chiedete aiuto a Davigo, magari). E’ possibile arrestare una persona, accusarla di una strage e di ogni nefandezza, lasciare che i media la dipingano come “l’infermiera killer” per un’inchiesta che il Riesame di Firenze ha cestinato come una bufala, basata su indizi sbagliati e neppure gravi? Repubblica, diciamo non il giornale d’Italia più ostile alla magistratura, ha scritto che il Riesame ha preso “a sberle” la procura e il Nas di Livorno. Sberle. Ma forti. Da chiamare un’infermiera.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"