Silvio Berlusconi con Francesca Pascale (foto LaPresse)

Ovviamente Cav.

Lanfranco Pace
Auguri a Berlusconi, un fuoriclasse che ha cambiato in meglio l'Italia (ma vallo a spiegare a quelli che proprio non vogliono capire) e che è risorto già tante volte. Promossa la Gelmini e la campagna elettorale di Milano, rimandata quella di Napoli (“ccà nisciun’ è fess”). Il Pagellone alla settimana politica di Lanfranco Pace

Ha solida fibra ed è in ottime mani, ha tale e tanta voglia di vivere e di sparigliare che non sarà mai pronto, ciò non di meno gli rivolgiamo un pensiero affettuoso e solidale in quanto presidente eterno dei milanisti e uomo politico di cui solo gli sciocchi si ostinano a dire che sostanzialmente ha fallito. 

 

Il Cav. ha vinto nella sostanza e nella forma, ha cambiato l’Italia, largamente, profondamente e in meglio. Ma è inutile spiegarlo a quelli che proprio non vogliono capire. Non ripeterò quindi come abbia allargato le basi della democrazia, costruito il bipolarismo e l’alternanza, modernizzando un sistema politico e istituzionale antiquato e confusionario. Né come sia stato l’unico ad avere una politica estera adulta e dignitosa. 

 

A ribadire l’importanza del suo ruolo paradossalmente c’è proprio il modo in cui è stato fatto fuori: l’inconsistenza dell’accusa di frode fiscale che gli costò il seggio in Parlamento e la sospensione per sei anni dei diritti civili. 

 

E’ verosimile che il più importante contribuente italiano, uno che paga oltre 300 milioni di tasse ogni anno, decida di frodare tre milioni e per di più si faccia scoprire?

 

E’ verosimile che per gli stessi fatti, quindi per lo stesso tipo di reato per cui viene condannato il proprietario e azionista, sia assolto il principale top manager, cioè colui che segue, vigila e decide giorno dopo giorno?

 

No, non lo è. E’ verosimile invece che siccome non si riusciva a farlo fuori alle elezioni, visto le sue troppe resurrezioni, abbiano deciso di usare altri mezzi: condanna definitiva a tempo di record ed espulsione immediata dal Parlamento, complice l’esangue Enrico Letta (voto 3) e un Pd (voto 3) prono ai tintinnii di manette dei Cinque stelle. 

 

Quando un avversario è pericoloso, un fantasista imprevedibile, un attaccante prolifico, gli si danno calci e calcetti alle caviglie e prima o poi lo si azzoppa.

 

Da quando è in panchina, ha riguadagnato punti anche agli occhi di chi lo vedeva come simbolo del male assoluto. 

 

I suoi elettori a questa tornata delle amministrative hanno assicurato a Forza Italia la supremazia sulla Lega, scompaginando il tentativo di leadership del Matteo con felpa e ruspa. 

 

BIANCA STELLA 

 

Maria Stella Gelmini, capolista di Forza Italia a Milano, è riuscita in un exploit: con 20 per cento dei voti al primo turno, ha battuto ventre a terra la Lega che aveva fatto della corsa a chi arrivava primo il viatico per la leadership del centrodestra. La pretesa di Salvini era infondata: dare rilevanza nazionale a risultati locali, inevitabilmente disparati, è errore che un buon politico non dovrebbe commettere. E incauta: al sud la Lega-Noi con Salvini ha ottenuto risultati da prefisso telefonico. 

 

La Gelmini (voto 9) ha dunque fatto una campagna efficace, grazie anche al sostegno di una parte di Comunione e Liberazione. 


BENE SALA, BENE PARISI 

 

Il ballottaggio di Milano è il più incerto, lo scarto tra i due candidati è meno di un punto. E’ il duello sulla carta più appassionante, diciamo. I due candidati continuano a non usare la roncola ma la punta del fioretto, fedeli a uno stile che viene detto british ma non si capisce perché, visto che in Gran Bretagna ai Comuni e in campagna elettorale se le danno di santa ragione, sopra e sotto la cintura. 

 

Comunque sia Sala che Parisi sono migliorati enormemente dall’inizio della campagna, stare tra la gente, fare comizi, dover rispondere e replicare ogni giorno, fa salire l’adrenalina, aguzza l’ingegno. Altro che le campagne virtuali dei fan della rete. 

 

GIGGETTO TRA LA GGENTE

 

Anche Luigi De Magistris se ne va in giro, lui la ggente la brama. Non è mai così risplendente come quando si fa un selfie con i sostenitori e, per lo più, le sostenitrici. Buona politica è cercare con determinazione il consenso, stare dunque tra la gente, ma senza turlupinarla. In una città come Napoli lanciare slogan come costruiamo il nuovo Mediterraneo, la nuova Europa, dal basso e in orizzontale, una grande rete fra Barcellona Marsiglia e Napoli, non è nemmeno populismo: è sparare fregnacce. Probabilmente crede di darsi la statura di una visione e una dimensione internazionali e la cosa gli sarà utile nella corsa a Palazzo Chigi. Ma i problemi di Napoli in tutto ciò? Diceva Totò (voto 10 e lode, d’Arabia o in qualsiasi altra versione) “ccà nisciun’ è fess”.

 

Ma forse un fesso c’è: Pippo Civati (voto 3). La sua lista radical chic con risultati sottotraccia sosterrà al ballottaggio proprio il sindaco uscente e furente Masaniello. 

 

Va bene che Lettieri, lo sfidante di centro destra, è quello che è (voto 5), ma non può bastare la comune passata adesione a un movimento (l’arancione) per altro già defunto a sostenere uno che siccome il premier gli ha tolto le chiavi di Bagnoli si mette a gridare: “Renzi vai a casa, devi aver paura, ti devi cagare sotto”. 

 

Parole terribili. Ma non per il tono sguaiato. Per la velleità della minaccia. Perché così fanno i ragazzini. Chi fa davvero politica sa che prima di schernire qualcuno lo si deve metaforicamente uccidere.

  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.