Stefano Parisi (foto LaPresse)

Il centrodestra riparta dalla scuola. Consigli a Stefano Parisi

Elena Centemero
"Dobbiamo guardare con uno sguardo nuovo e diverso. E questo sguardo diverso richiede di superare le logiche dei diadochi (ndr. Successori) di Silvio Berlusconi (e ce ne sono tanti) e di imparare la koinè, ossia un parlare e agire comune". Ci scrive Elena Centemero, Presidente Commissione Eguaglianza e Non Discriminazione del Consiglio d"Europa

Gentile direttore, negli ultimi mesi lo scenario politico nazionale è stato caratterizzato dalla frammentazione delle forze tradizionali e dallo sgretolamento dei progetti di grandi partiti a vocazione maggioritaria. Accanto a questo, si è affermata una forza anti sistema, il M5s, che ha catalizzato il consenso di un Paese stanco e disilluso.

 

Lo scenario a cui ci troviamo di fronte è ben diverso da quello in cui, nel 1994, l'imprenditore Silvio Berlusconi scese in campo con il progetto di rivoluzione liberale. Uno scenario diverso anche perché i valori del liberalismo sono entrati in crisi in un mondo globalizzato, colpito da una profonda crisi economica, in cui si stagliano, nette, le disuguaglianze sociali e ci si interroga sul ruolo delle nostre comunità e delle istituzioni.

 

Alla mia generazione, come quella del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del leader della Lega Nord Matteo Salvini, va l'onere di dimostrarsi all'altezza del compito che ci è stato assegnato e di non bruciare una generazione: dobbiamo assumerci la responsabilità, da posizione diverse e opposte, di cambiare il nostro Paese e di trasformare le aree politiche a cui apparteniamo.

 

Per questa ragione, mi si permetta di definire come surreale il dibattito che si è sviluppato in questi mesi all'interno dei partiti politici italiani. Mi riferisco innanzitutto al centrodestra, a cui appartengo per valori e contenuti. Un centrodestra disorientato, privo di identità, in cui in questi mesi – devo dirlo – ho fatto fatica a riconoscermi. E non sono la sola. Lo stesso senso di smarrimento è vissuto nei territori, da chi fa politica per passione con il desiderio di contribuire al benessere delle proprie città e del Paese.  

 

Le faccio un esempio concreto sul fronte dell'istruzione. Ha ragione Giorgio Vittadini, quando  dice, in una intervista rilasciata ai margini del Meeting, che la scuola più statalista l'ha realizzata il centro destra. Soprattutto – aggiungo – nell'ultima legislatura di governo (dal 2008). Non che la sinistra abbia fatto di meglio. Da Preside che questo anno ha vissuto l'attuazione della "Buona Scuola", posso dire che la sua applicazione sta mettendo in evidenza tutti i limiti di un provvedimento frettoloso. Le buone proposte, come quella di un nuovo modello organizzativo delle istituzioni scolastiche, con la possibilità di creare un middle management e di scegliere i docenti per migliorare ed ampliare l'offerta formativa, si sono perse nel caos che in questi giorni compromette il regolare inizio dell'anno scolastico. L'assunzione in massa di docenti e l'organico del potenziamento sono avvenuti, purtroppo, senza un legame con i reali bisogni formativi delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Così, in un liceo classico dove vi era necessità di più insegnanti di latino e greco sono arrivati insegnanti di scienze pittoriche. E questo è solo uno dei tanti esempi. Molti corridoi delle scuole saranno pieni di docenti senza classi, senza attività didattica, utilizzati solo per le supplenze.

 

Altre sono le risposte, concrete e vere, che le famiglie, le nostre ragazze e i nostri ragazzi si attendono. Innanzitutto una formazione di qualità, con un curricolo europeo, che permetta la loro crescita culturale e personale, accanto all'inserimento nel mondo del lavoro.

 

Poi c'è una sfida educativa più grande, che noi come centro destra vogliamo cogliere. Di fronte alla corruzione dilagante, di fronte alla scuola Capranica di Amatrice (700.000 euro per la ristrutturazione), abbiamo il dovere di insegnare ai nostri giovani il valore della "cosa pubblica", il senso dello Stato, il rispetto delle regole, l'attenzione verso gli altri.

 

Ma soprattutto c'è bisogno di una vera libertà di scelta educativa e di una sostenibilità economica che si fondi sui costi standard. Questo deve perseguire nel campo educativo un centro destra moderno.

 

Mi permetta di aggiungere un'altra riflessione. Quei valori liberali a cui in tanti in Forza Italia si richiamano, sono valori che, nella situazione attuale, hanno bisogno di una rivitalizzazione: vanno legati ai temi dell'equità, della giustizia sociale e delle pari opportunità.

 

Personalmente credo che la libera iniziativa delle cittadine e dei cittadini abbia un grande valore solo se a tutte e a tutti vengono date le stesse opportunità e le stesse possibilità. Quando i rappresentanti dei 47 paesi del Consiglio d'Europa e di tutti gli schieramenti politici europei mi hanno eletta Presidente della Commissione Eguaglianza e Non discriminazione del Consiglio d'Europa, il mio pensiero e l'obiettivo del mio impegno sono andati proprio a questi due temi, equità e pari opportunità. Equità significa dare risposte diverse a bisogni diversi. E la scuola deve dare a tutti, giovani e meno giovani, donne e uomini, le stesse opportunità di costruire il proprio futuro e di contribuire a fare crescere e a migliorare il Paese in campo sociale ed economico.

 

Di fronte a questi bisogni solo una forza politica di centro destra rinnovata e innovativa nelle forme, nei modi e nelle proposte può essere in grado di operare.

 

Sarò più chiara: i modelli politici del passato non hanno futuro.  La politica dello scontro continuo, delle correnti, della demonizzazione dell'avversario, della denigrazione di chi, anche nel tuo stesso partito, fa politica in modo diverso, non ha più futuro nè spazio. Per fortuna, dico io.

 

Ai miei studenti che non riuscivano a tradurre una passo di latino o di greco dicevo che dovevano cambiare il modo con cui stavano guardando il testo e usare uno sguardo diverso. Ecco, nel centro destra dobbiamo fare lo stesso. E Silvio Berlusconi nella sua lungimiranza lo ha già fatto, assegnando a Stefano Parisi la due diligence di Forza Italia.

 

Dobbiamo guardare con uno sguardo nuovo e diverso. E questo sguardo diverso richiede di superare le logiche dei diadochi (ndr. Successori) di Silvio Berlusconi (e ce ne sono tanti) e di imparare la koinè, ossia un parlare e agire comune.

 

 Il progetto, che Stefano Parisi si appresta a presentare nella sua Convention di Milano il 16-17 settembre, ha il sapore della koinè ed il valore di quello sguardo diverso e nuovo che suggerivo ai miei studenti e che aveva successo.

 

 È una cosa semplice, che parla al cuore di noi tutte e di noi tutti, una piattaforma riformista di risposte concrete e vere, che affronta i problemi della crisi economica, del lavoro, della giustizia e può vincere le sfide dell'educazione, della giustizia sociale, dell'equità e delle pari opportunità.

 

Stefano Parisi ha dimostrato a Milano di essere quello sguardo e quel modo nuovo - non ne abbiano a male Renato Brunetta e Matteo Salvini - perché è un uomo concreto e alla mano, semplice ma determinato, come ci si aspetta da un politico. Ma soprattutto è una persona. Il Riformismo è il suo e il nostro orizzonte d'azione.

 

Il 16 e ‪17 settembre‬ parteciperò alla Convention di Milano insieme a tanti altri, volutamente in platea, perché ora la politica ha bisogno di persone vere, semplici e concrete.

 

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