Quando la carta fa economia circolare, l'industria italiana tra virtù e limiti
Lucca, 12 ott. - (AdnKronos) - Impegno nell'utilizzo di materie prime rinnovabili, nel riciclo e nella decarbonizzazione del ciclo dell'energia tanto che negli ultimi 20 anni l'efficienza energetica del settore è migliorata del 20%. L'industria cartaria raccoglie la sfida della sostenibilità, ma accende anche i riflettori sugli ostacoli verso una piena realizzazione dell'economia circolare.
Lucca, 12 ott. - (AdnKronos) - Impegno nell'utilizzo di materie prime rinnovabili, nel riciclo e nella decarbonizzazione del ciclo dell'energia tanto che negli ultimi 20 anni l'efficienza energetica del settore è migliorata del 20%. L'industria cartaria raccoglie la sfida della sostenibilità, ma accende anche i riflettori sugli ostacoli verso una piena realizzazione dell'economia circolare.
“La carta è un tipico 'bio-materiale' prodotto da cellulose da foreste sostenibili con tante applicazioni, dal grafico, all'igiene, all'imballaggio, a quelli speciali, come il medicale e la meccanica - spiega il presidente di Assocarta Girolamo Marchi in occasione di Miac, la Mostra Internazionale dell'Industria Cartaria a Lucca - il 60 % circa delle materia è costituito da carte da riciclare. L'industria cartaria fa economia circolare da sempre, da quando nel medioevo usava gli stracci e l'industria manifatturiera è fondamentale nell'economia circolare".
La carta è il prodotto più riciclato in Europa. La sua raccolta urbana in Italia rappresenta il primo materiale in quantità (oltre 3 milioni di tonnellate nel 2015 su un totale di 6,3 milioni di tonnellate di carta raccolta) con un tasso di riciclo dell'80% nel settore dell'imballaggio.
Qualche impedimento, però, sulla strada della “circolarità” c'è: "è l'impossibilità di realizzare impianti per il recupero dei rifiuti che provengono dal riciclo. Uno strumento - sottolinea Marchi - per garantire proprio il riciclo e la circolarità delle materie prime. E un enorme spreco di risorse e di energia che i nostri concorrenti europei non fanno”.
Senza contare i costi energetici. Il settore consuma 2,5 miliardi di metri cubi di gas, il cui prezzo rimane più alto di quello consumato in altri Paesi Europei. "Per continuare a produrre questo materiale eccellente, in quanto settore energivoro, abbiamo bisogno di nulla di più che delle stesse condizioni dei nostri concorrenti in Francia e Germania: applicare il limite massimo dello 0,5% del valore aggiunto per gli oneri parafiscali della bolletta elettrica in accordo con la disciplina comunitaria per gli energivori approvata nel luglio 2014”.
Riguardo all'efficienza energetica, grazie agli investimenti degli ultimi anni, il 60% del fabbisogno elettrico del settore è soddisfatto dalla cogenerazione. “Per questo occorre sostenere la cogenerazione per il raggiungimento degli obiettivi europei e rivisitare le norme sull'Emissions Trading Scheme prevedendo la compensazione dei costi indiretti a livello europeo”, sottolinea Marchi.
Pesa sulla competitività dell'industria cartaria l'imprevedibilità normativa. “E' il caso dei certificati bianchi in cui l'incertezza normativa e discrezionalità mettono in discussione non solo i progetti futuri ma anche gli investimenti passati e questo non è accettabile”, conclude Marchi.
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