Succede a tutti, anche se non tutti lo confessano volentieri, per timore di sembrare un po’ sciocchi, molto irritabili, o quantomeno superficiali. Succede che una parola o una frase, letta in una recensione o su un risvolto di copertina, abbia il potere di farci disamorare all’istante. Il libro in questione viene collocato in una (segretissima) lista nera, da cui difficilmente uscirà. “Intenso”, per esempio, perlopiù in unione con “affresco” – si parli di periodi storici o di saghe familiari – mette in fuga il lettore quasi quanto l’aggettivo “poetico” o “lirico” (come diceva Stephen King parlando di scrittura romanzesca: “Se la chiamano prosa, un motivo ci sarà”).
Mariarosa Mancuso