I raider son tornati Voleva mettere in scena un mostro e ha ricreato un mito: a Martin Scorsese è successo esattamente quel che era capitato venticinque anni prima a Oliver Stone. Un film di denuncia contro le malefatte di finanzieri d’assalto, squali, locuste, volponi, che s’avventano sui risparmi della povera gente, illudono gli allocchi e poi divorano le loro prede, s’è trasformato nella rappresentazione un po’ grottesca di eroi popolari, icone generazionali, modelli per giovani alla ricerca dell’eterno trinomio: soldi, sesso e successo. Stefano Cingolani 30 DIC 2013
La Grande stagnazione per noi è un rischio, ma non un destino La Grande recessione è finita, non è diventata una Grande depressione e ci sono tutte le condizioni perché non si trasformi in una Grande stagnazione, come teme invece Lawrence Summers, perché gli spiriti vitali, fuori dagli sguardi attoniti del circo mediatico, stanno creando le condizioni per un nuovo ciclo di sviluppo. Ben Bernanke, che per l’ultima volta ieri ha presieduto una riunione dell’Open Market Committee, aveva davanti a sé un grafico della Federal reserve of St. Louis (il magazzino dei dati ufficiali): l’economia ha recuperato pienamente il livello al quale era giunta prima che, nell’autunno 2007, cominciasse la caduta. Stefano Cingolani 19 DIC 2013
Un patrimonio in (s)vendita Quel riassetto di potere dietro al paravento delle privatizzazioni Il “nuovo inizio” di Enrico Letta è affidato in buona parte al rilancio delle privatizzazioni. Non solo e non tanto per il loro valore monetario. I 10-12 miliardi che dovrebbero servire a ridurre il debito pubblico (questo l’impegno di fronte al Parlamento) non sono da trascurare, tuttavia non hanno nulla a che vedere con gli anni 90. Il fatto è che il grosso è stato già collocato sul mercato. Ci sarebbero il 30 per cento dell’Eni (valore potenziale 20 miliardi secondo uno studio della Bocconi) e il 31 dell’Enel (9,4 miliardi), ma sono due pilastri strategici. Stefano Cingolani 12 DIC 2013
Altro che “stabilità sciapa”, ci vuole conflitto politico feroce La stabilità? La parola chiave di quest’anno confuso è una mera illusione. L’illusione del mare calmo che è sempre foriero di fenomeni violenti”. E Giuseppe De Rita non resiste a una citazione della cultura classica. “Scriveva Senofane: dal mare nascono le piogge, le tempeste, le trombe d’aria, i maremoti”. Senofane di Colofone, il pensatore presocratico chiamato “l’eterno esule”, una scelta nient’affatto casuale. Stefano Cingolani 07 DIC 2013
Il ritorno dello Stato Se gli spiriti animali languono esausti come i mangiatori d’oppio di De Quincey, se il cavallo non beve nonostante tutta l’acqua che gli hanno versato, se i 4.700 miliardi di dollari rovesciati dalle Banche centrali nelle aziende di credito, nelle imprese, nelle tasche delle famiglie, non sono riusciti a far ripartire davvero le economie occidentali, ebbene bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. O forse d’antico. Stefano Cingolani 21 NOV 2013
Emma chi? Licenziati in tronco. La fabbrica chiude il 31 dicembre e 134 lavoratori non mangeranno il panettone. Frutto di una scelta industriale sbagliata. Succede. E’ il capitalismo, bellezza. E’ il darwinismo sociale. E’ Emma Marcegaglia. No, proprio lei? Anche lei? Che predicava così bene dal pulpito, s’è dovuta arrendere alla realtà? E Susanna? Che ne dice Susanna? Emma e Susanna. La Marcegaglia e la Camusso, le due donne che avevano in mano le leve della moderna dialettica tra capitale e lavoro. Duellavano certo, ma da signore per bene. Stefano Cingolani 04 NOV 2013
I tecnocrati contro il governo Letta Sarà perché i tecnici soffrono di solitudine in questo revival della politica, ma i bocconiani che avevano preso in mano l’Italia dopo il collasso del novembre 2011 sono insoddisfatti del governo Letta-Alfano. Domenica, sul Corriere della Sera, la coppia Alesina&Giavazzi ha accusato Enrico Letta di essere “democristiano” invitandolo ad “avere coraggio”. Si temporeggia, si va avanti a piccoli passi e non si fanno le cose più urgenti, non parliamo delle più coraggiose. E’ vero che siamo in èra di post austerità, ma allora bisognerebbe entrare in quella delle riforme. Invece né l’una né le altre. Stefano Cingolani 11 OTT 2013
L’inutile piagnisteo al telefono Se ne sentono davvero di tutti i colori ora che viene ammainato il tricolore sulla matrigna di tutte le privatizzazioni. Da destra e da sinistra si levano alti lai sulla italianità perduta, con tanto di Spoon River: non solo Telecom, ma Alitalia, Parmalat, Lucchini, Gucci, Loro Piana, Bulgari, eccetera… “Un paese in saldo”, secondo Repubblica. C’è poi la polemica sul capitalismo senza capitali, cominciata con Francesco Saverio Nitti negli anni 30 e proseguita dai suoi eredi. Arriva l’accusa al governo che tace e acconsente. Con seguito di ricette alternative. Alcune senza dubbio fondate. Brambilla Hola Telecom, ¿qué pasa? - L'editoriale Lacrimucce per Telecom, bastonate alla Fiat, soldi pubblici per tutti Stefano Cingolani 25 SET 2013
I finanzieri di Brecht Shen Te era una ragazza che voleva fare del bene nel miserrimo Sezuan e tutti s’approfittavano di lei. Così, per salvare il suo negozietto decise di trasformarsi in Shui Ta, il cugino che seguiva la legge bronzea degli affari e interpretava la parte dell’orco. Giovanni Bazoli, uomo di sofisticata cultura e amante del teatro, deve aver visto la pièce di Bertolt Brecht messa in scena al Piccolo Teatro da Giorgio Strehler, prima di scegliersi il cugino cattivo e mettere gli occhi su Romain Zaleski. Che poi così cattivo non è perché nessun ritratto schematico s’addice al finanziere francese di origine polacca. Stefano Cingolani 16 SET 2013
Allarme concorrenza Se torna il monopolio pubblico sui treni, che flop per il capitalismo Su Italo s’è accesa una luce rossa. Il monopolista pubblico (le Ferrovie dello stato) ha usato tutta la sua potenza di fuoco per bloccare lo sfidante privato. Del resto, controlla la rete e le grandi stazioni, quindi è in grado di stringere la tenaglia. Prima ne ha fatto le spese un piccolo operatore locale, il piemontese Giuseppe Arena. Adesso, sotto tiro è un avversario ben più agguerrito, anche perché porta in grembo la compagnia ferroviaria francese che fattura 33 miliardi di euro contro gli 8 e poco più delle Fs. La concorrenza non s’addice all’Italia, tanto meno nei treni. Stefano Cingolani 14 SET 2013