Ingoiare il Bullo Compagni, il comunista sa quando è il momento di avanzare nella lotta – ma soprattutto il buon comunista (è la sua sublime saggezza) sa quando fermarsi. E come contentarsi. Il comunista è paziente (“studiate, studiate e ancora studiate”: paziente dunque fino allo sfinimento, fino a comprendere utilità della rivoluzione e inutilità dell’Erasmus), che è pure il miglior modo, se non si ha di meglio, di passare per saggi. Noi che fummo comunisti – settant’anni di attesa del soviet, poi mi fecero votare Bartolo Ciccardini – a nuova dura prova, insieme esige pazienza e ardimento, siamo chiamati. Stefano Di Michele 14 FEB 2014
L’uomo di fiducia "Babbeo” – ebbe a dire Denis, tra lo sbattere dei piattini e il tintinnare dei cucchiaini (Denis come Dionigi, figlio di Giove, pur adesso nell’Olimpo arcoriano di scontento e lenta noia: più Dudù che Afrodite). Babbeo a chi, poi? Né nome fu detto, eppure nome fu inteso a Antonello Piroso (che l’esser vero cronista, si sa, neppure il frappè dimenticare fa): quello di Giovanni Toti, consigliere un giorno a levante un giorno a ponente del Cav. Stefano Di Michele 09 FEB 2014
Allarme vitelli grassi, da Casini a Vendola è un gran tornare a casa Si annunciano momenti difficili, per i vitelli grassi – a voler essere evangelici, a voler essere convenientemente scaltri. E prima di tutti il Cav. si è immediatamente riposizionato come uomo di parabola, che pur avendo i chili in eccesso portati a smaltimento in beauty farm (tanto i suoi, quanto quelli del consigliere Toti) spalanca le porte e ordina di imbandire la tavola: “Era perduto ed è stato ritrovato”. Per la verità, poi, non è che Pier Ferdinando Casini si smarrisca facilmente come ovino tra altri cento, da andare a recuperare con periglio tra rovi e rocce, e la possibilità di ritrovarselo sull’uscio è sempre stata piuttosto alta. Stefano Di Michele 04 FEB 2014
Il compagno greco Adesso è il compagno greco l’ultima frontiera. E’ lì che ora i cuori battono, le meglio speranze fremono, l’avvenire s’incarna. E’ il “Davide ellenico”, come con trasporto dice il compagno Nichi Vendola, al Golia cavernicolo del peggio capitalismo. Una volta bisognava inoltrarsi per la foresta del Chiapas, a trarre conforto e utili indicazioni nel rimirare il passamontagna del Subcomandante Insurgente Marcos e l’aggregata fumante pipa. Adesso, il più placido Partenone basta e avanza. Non c’è ormai più nessuno – tra quelli dei frequenti appelli, degli appelli alle cause più nobili, delle firme per le più elevate occasioni – che non volga verso il mar Egeo lo sguardo. Stefano Di Michele 02 FEB 2014
Così il mio Abruzzo vispo e bigotto è diventato un troiaio a cielo aperto Stava l’erotismo all’Abruzzo come la musica militare alla musica, le scrippelle ’mbusse alla cucina macrobiotica, la mietitura alla beauty farm. Non che gli atti impuri non trovassero compimento tra stalle e pagliai, o che il desiderio della donna (dell’uomo) altrui non affollasse il resoconto dei confessionali. Ma tutto stava sotto traccia, passava in lontananza come i pecorai dannunziani (infatti il Vate da quelle parti di ovini si occupava, mica di carampane da Vittoriale) in settembrina transumanza. Stefano Di Michele 31 GEN 2014
Dov’era finito Gianni Letta Forse Letta (Gianni) non è proprio una leva capace il mondo di sollevare (né, del resto, quelli intorno sono degli Archimede), ma di sicuro è uno che una leva, quando serve, può aiutare a trovare. Rispetto al baule disordinato del succedersi delle nostre Repubbliche (la Prima, la Seconda, verso la Terza, ecc. ecc.) dove si ammassano insieme alla rinfusa stracci e sfarzosi costumi, pezze lerce e alta sartoria, piume leggere e fibbie di metallo, lui è l’ordinata cabina armadio: scarpe sempre lucide e appaiate, vestiti stirati e appesi, camicie tono su tono (tono azzurro, comunque), cravatte affilate, fazzoletti ben piegati. Stefano Di Michele 19 GEN 2014
La gran rottura della romanità Mica è colpa di Roma, piuttosto di questa gran rottura della romanità. Imperiale e papale (e puttana) – così sempre sul filo di lama tra palcoscenico e bordello. E ancora rintronano le orecchie di mai smaltiti stornellatori di barcaroli tristi / Ninette alla finestra / casette di Trastevere (casa de mamma mia: si sa); e intanto rendono insonni le notti e pesanti i giorni il rotolare degli ultimi anni dentro il mito rivisto della dolce vita/vita de merda: tutta una ronda, una samba, un happy hour. Stefano Di Michele 15 GEN 2014
Memorie di caserma Si sa, si dice: chi per il re non è buono, pure per la regina è scarso. Ed era nella caserma che il maschio italico – a racconto di reduci, a trame di film, a (in)sensibilità popolare – al meglio e più si palesava. E mica solo l’aviatore che faceva sognare le signorine nei romanzi di Liala, Gianni Morandi soldatino “in ginocchio da te” davanti a Laura Efrikian figlia del maresciallo Todisco, ma pure i marinai che Paolo Poli e Laura Betti andavano a rimorchiare strategicamente a piazza di Spagna – dannunzianamente frementi, “naviglio d’acciaio, diritto veloce guizzante, bello come un’arme nuda…”. Stefano Di Michele 13 GEN 2014
Così il compagno Sposetti difende il tesoro di Stalingrado dai pischelli del Pd E’ come “l’oro di Stalingrado” – ci fosse stato l’oro, a Stalingrado. E’ la preziosissima ambitissima “camera d’ambra” (sei tonnellate della stessa), che invece c’era, e poi sparì. Ma nel renziano pidì è un mormorìo, un brontolìo, persino un venticello di maldicenza a dar retta alle cronache dei giornali – i nostalgici che vogliono un loro partito, gli apparatchik mai sconfitti e mai domi, il Fassina in fuga. Scissione, vil parola dannata. “I soldi potrebbero esserci, ce li ha Sposetti…”. Stefano Di Michele 09 GEN 2014
Daje Pier Luigi Caro compagno Bersani, “quell’ambaradan lì” (così dicevi di internet, con la saggezza e il bruciore di stomaco di vedere tanti eletti coglionamente là appesi: a legger fesserie, e soprattutto a dirne), tra cervello e pelata, tra membrane e cranio, ti ha fatto un brutto scherzo. Riparato, pare, dai bravi medici di Parma – reparto carozzeria neurologica, che neanche all’officina di Bettola avrebbero saputo far di meglio. Stefano Di Michele 07 GEN 2014