In cielo ci sarà Mayak, satellite russo che servirà a dire quella stella l'ho accesa io

Antonio Gurrado
Il progetto non ha un fine scientifico: oltre che artificiale, è una stella autoreferenziale. L’équipe è stata mossa a tale impresa da sentimenti profondi quali la passione e il desiderio di far progredire l’umanità

Contate le stelle, se potete alzare il naso dai giornali che discutono sulla prole di Nichi Vendola. A breve in cielo apparirà Mayak, un satellite russo che squadernerà una superficie piramidale capace di riflettere la luce solare e brillare nel cielo notturno (“mayak” significa “faro”) diventando la stella più luminosa che possa vedersi da qualsiasi angolo della terra.

 

Un video promozionale spiega che il progetto appartiene a scienziati entusiasti che amano lo spazio e vogliono realizzare il proprio sogno.

 

 

Va bene, ma sogni a parte a cosa serve Mayak? A niente; oltre che artificiale, è una stella autoreferenziale. L’équipe è stata mossa a tale impresa da sentimenti profondi quali la passione e il desiderio di far progredire l’umanità: “Chissà, forse un domani in cielo ci saranno delle nuove stelle: quelle create da te”. E cosa ci viene chiesto di fare? Pagare, ovvio; contribuire alla ricerca babelica così che, guardando la stella più luminosa del cielo, potremo dire di averla accesa noi coi nostri soldi. Una app segnalerà quando ci passerà sulla testa – concludono gli ingegneri emozionanti – così potremo esprimere un desiderio e star sicuri che l’universo lo realizzerà. Questo giusto per farvi capire che, parlando di utero in affitto, state guardando il dito che indica la stella.

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