Chi festeggerà San Patrizio celebrerà una festa finta
San Patrizio, perdonali perché non sanno quello che fanno. Gli italiani che domani andranno a sfoggiare finti trifogli in finti pub irlandesi decorati con una grafica che finge di riprodurre una lingua finta – l’antico gaelico artificialmente ricostruito dalla cricca di Lady Gregory a fine Ottocento – non hanno spirito di deduzione sufficiente a capire che stanno celebrando una festa finta.
Pertanto è inutile far notare loro che tradiscono simultaneamente patria e religione: sono traditori della patria perché, festa finta per festa finta, essendo italiani e non irlandesi tanto vale celebrare l’anniversario dell’unità nazionale, fissato per il 17 marzo da Napolitano e passato di moda in meno di cinque anni; sono traditori della religione perché fra i simboli di San Patrizio accolgono il trifoglio ma rifiutano il bastone pastorale, dimenticando che prima di essere patrono d’Irlanda è stato vescovo e missionario e che ha energicamente condotto al Cristianesimo celti idolatri che andavano ancora dietro ai druidi. Birra e trifoglio fingono di celebrarlo ma in realtà esorcizzano il gran predicatore e gran convertitore, trasformandolo in un druido con l’aureola. San Patrizio, non farti ingannare da tutto questo verde: è solo sintomo di cattiva salute.
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