Consigli per non leggere la Via Crucis del Papa con la lente della cronaca
Trasmettere la Via Crucis in tv ha i suoi vantaggi ma bisogna mettere in conto qualche controindicazione: le meditazioni del cardinal Bassetti verranno lette con la miope lente della cronaca, lì dove parla di Gesù naufrago fra i naufraghi, o esorta a riconoscere il volto di Cristo in ciascun profugo, o rivendica alla famiglia il ruolo di cuore pulsante della società. Purtroppo l’arcivescovo di Perugia nutre ambizioni filosofiche pertanto non risparmia un accenno alla banalità del male, che offrirà ai quotidiani un titolo facile facile dopo Bruxelles; dalla frase “Gesù non risponde al male col male” trarranno molto fiato le trombe ignave dei non interventisti. Ma, se ci astraiamo dal bello della diretta, la chiave delle parole di Bassetti è la correlazione fra peccato e verità, i due elementi che la nostra società ha rimosso travolta da “una sensazione che accomuna tutti gli uomini: la paura”.
Le cronache del giorno dopo silenzieranno quest’idea perché abbiamo paura della verità, e allora ci affidiamo ad “abili pifferai che anestetizzano il nostro cuore”; perché abbiamo paura del peccato e allora lo occultiamo sotto i nomi più diversi, da progresso a benessere. Se chiudete gli occhi e non pensate alla tv, le meditazioni di Bassetti v’insegneranno che solo quando accettiamo la nostra vera identità umana capiamo di peccare inevitabilmente, e solo quando consapevoli di peccare siamo uomini veri e non travestimenti. Nella Via Crucis al Colosseo culmina la quaresima, che ha il grande merito di far finire il carnevale.
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