Buone notizie sullo stato di salute dell'università italiana

Antonio Gurrado
L'Istat dice che essere in possesso di una laurea prelude statisticamente a una vita di cinque anni più lunga rispetto a quella dei pari età diplomati o illetterati; per Almalaurea l’età media in cui si consegue la laurea triennale è 25,1 anni, ossia solo sei anni dopo l’ottenimento della licenza superiore e ben sette mesi in meno di quanto s’impiegava fino al 2010.

Per l’università italiana ci sono due notizie buone e una ottima. Il rapporto dell’Istat sulla speranza di vita dimostra che, per quanto il tasso generale risulti in calo, essere in possesso di una laurea prelude statisticamente a una vita di cinque anni più lunga rispetto a quella dei pari età diplomati o illetterati. Non solo. Sempre oggi, a Napoli, è stato presentato il rapporto Almalaurea sul profilo dei laureati italiani nel 2015: quest’indagine su un campione superiore alle duecentomila unità dimostra che cresce la percentuale di laureati stranieri in Italia e regge quella dei nostri ragazzi in Erasmus, diminuiscono quelli che devono lavorare per mantenersi agli studi ma aumentano quelli che scelgono di accumulare esperienza in tirocini o stage negli anni di corso.

 

Da queste buone notizie emerge la radiografia di un’università italiana inaspettatamente in salute; la notizia ottima tuttavia si ottiene incrociando i dati. Per Almalaurea l’età media in cui si consegue la laurea triennale è 25,1 anni, ossia solo sei anni dopo l’ottenimento della licenza superiore e ben sette mesi in meno di quanto s’impiegava fino al 2010. Per l’Istat un laureato venticinquenne può ragionevolmente arrivare fino a 83 anni (86,4 se donna). Se pertanto alla laurea triennale aggiungete la laurea magistrale, il dottorato, la scuola di specializzazione e un eventuale master, potete dedurre che in Italia è ormai altamente probabile riuscire a concludere gli studi prima di morire.

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