Rimpiangere gli austriaci a Milano guardando i poliziotti cinesi in via Sarpi

Antonio Gurrado
Perdonate se parliamo tutti in coro; siamo i seicento caduti delle Cinque Giornate di Milano e siamo morti inutilmente. Nel 1848 siamo insorti per allontanare la polizia austriaca dalla nostra città, poiché non sopportavamo che l’ordine pubblico venisse garantito da forze straniere al nostro suolo.

Perdonate se parliamo tutti in coro; siamo i seicento caduti delle Cinque Giornate di Milano e siamo morti inutilmente. Nel 1848 siamo insorti per allontanare la polizia austriaca dalla nostra città, poiché non sopportavamo che l’ordine pubblico venisse garantito da forze straniere al nostro suolo. Nel 2016 apprendiamo che in via Paolo Sarpi, a tre quarti d’ora dall’obelisco che ci commemora, prenderanno servizio poliziotti cinesi convocati dal ministero dell’Interno della nazione fondata sul nostro sangue.

 

Ci vediamo a malincuore costretti a rivalutare l’operato degli austriaci: costoro ancora oggi, di fronte a una minaccia straniera, fanno accorrere al Brennero poliziotti e soldati della propria patria. Tanto vale restituire il Lombardo-Veneto agli eredi di Radetzky; infatti coloro i quali, grazie al nostro sacrificio, hanno l’onore di potersi chiamare col nome d’italiani che a noi non spettò, di fronte a una minaccia straniera non vedono migliore soluzione che ricorrere allo straniero stesso. Si preoccupano tuttavia, nei vicoli e nelle taverne che noi avevamo reso campo di battaglia, di opporre resistenza all’invasore rifiutando sdegnati l’idea che i cinesi comprino il Milan.

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