Se la demografia è un problema, meglio i privati dello stato. Come in Danimarca

Antonio Gurrado
La natura non tollera vuoti, pertanto dove lo Stato fallisce subentra l'iniziativa privata. In Danimarca il tasso di natalità è tracollato negli ultimi ventisette anni ma, mentre il governo può soltanto prenderne atto, il privato può imbastire su questo dato la campagna pubblicitaria di un'agenzia viaggi.

La natura non tollera vuoti, pertanto dove lo Stato fallisce subentra l'iniziativa privata. In Danimarca il tasso di natalità è tracollato negli ultimi ventisette anni ma, mentre il governo può soltanto prenderne atto, il privato può imbastire su questo dato la campagna pubblicitaria di un'agenzia viaggi.

 

 

Per spiegare chiaramente che lo Stato ha un problema con le nascite, il privato non ha remore a mostrare in uno spot altalene mestamente vuote e vecchietti mestamente soli.

 

 

 

Lo Stato non saprebbe cosa farsene di statistiche secondo cui il 10 per cento dei danesi viene concepito all'estero perché in vacanza le coppie fanno il 46 per cento di sesso in più. L'agenzia viaggi, invece, offre sconti e premi (pannolini) ai clienti che dimostrano di avere concepito un nuovo danese folleggiando oltreconfine. Mentre lo Stato ha il dovere di garantire a tutti un'eguaglianza inevitabilmente fasulla, l'agenzia viaggi può far culminare lo spot nell'immagine di due uomini ai quali si rivolge la voce fuori campo: “E se le vostre chance di concepire un figlio non fossero particolarmente elevate? Potete comunque andare a divertirvi, perché l'importante è partecipare”. Lo Stato può vantarsi quanto vuole del fatto che la Danimarca sia stata la prima nazione a istituire le nozze gay, nel lontano 1989; poi però può soltanto sperare che nessun privato si accorga che da allora sono passati proprio quei ventisette anni di nascite in picchiata.

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