Lettera al giovane Tobia (con un augurio)
Giovane Tobia, ti scrivo oggi sapendo che leggerai fra nove o dieci anni: sarai sicuramente un ragazzo in gamba, quindi imparerai presto a cercare il tuo nome su internet. Lo faccio perché – nella cagnara scatenata attorno al tuo corpicino inconsapevole che mangia, dorme e fa la cacca – prevedo che facilmente, spinto dall'egocentrica curiosità preadolescenziale o da qualche subdolo compagno di classe, un giorno navigherai alla ricerca del tuo breve passato e leggerai tutto ciò che oggi diciamo di te senza considerare che, in prospettiva, lo stiamo dicendo anche a te domani.
Cercherai il tuo nome e scoprirai che della tua nascita le femministe hanno fatto pietra di scandalo; le coppie omosessuali, grimaldello dei diritti; i politici, appiglio per polemiche di partito. Apprenderai che attorno a te s'è creata una ridda di figure legali destinate a non lasciarci più in pace (il tutore, il marito del tutore, la donatrice, la portatrice...) e capirai che far figli non è più semplice come una volta. Ti commuoverai pensando al fatto che il poeta che da anni chiami papà, o zio, o direttamente Nichi, ti ha voluto tanto bene da restarne accecato: per questo, in un'intervista, prima elogia la generosità delle donne che aiutano chi non può avere figli ma poi ammette di avere pagato il ricovero della puerpera, gli abiti pré-maman, i giorni di assenza dal lavoro e “una piccola cifra per la famiglia”.
Giovane Tobia, visto che sei nato a Sacramento e vivi a Montreal, spero che la stessa persona che dice di avere pagato per averti, voglia proteggere il tuo futuro non insegnandoti mai l'italiano; occhio non legge, cuore non duole.
Il Foglio sportivo - in corpore sano