Altro che Facebook e suore, il Papa ricorda la “dimensione religiosa insopprimibile” di ogni uomo
Viva il Papa e abbasso Facebook, demonio meridiano. Purtroppo della Vultum Dei quaerere, emanata quest'oggi da Francesco, resterà soltanto l'esortazione a che le monache di clausura non esagerino coi social network, consentendo ai malevoli d'immaginare monasteri in cui lo Spirito Santo viene scacciato dalle onde del wifi. Passerà invece in cavalleria la perentoria presa di posizione teologica riguardo alla “dimensione religiosa insopprimibile” di ogni uomo, anche non credente, anche inconsapevole. Per il Papa Dio esiste anche se l'uomo non ci pensa o non lo vuole. È un inchino alle teorie del filosofo statunitense Alvin Plantinga, secondo il quale la ricerca di Dio è una facoltà cognitiva naturale al pari di percezione, memoria e ragionamento (lo spiega molto bene Giovanni Filoramo nel nuovissimo “Ipotesi Dio”, Il Mulino).
Il Papa quindi parla alle monache per farsi capire anche da noi che siamo meno reattivi di loro, visto che i social network ottundono le nostre facoltà cognitive naturali. Percezione, memoria, ragionamento e ricerca di Dio vengono sacrificati nel ripiegamento su ciò che il Papa chiama “il nostro io autocentrato”, e i social sono la versione aggiornata del demonio meridiano che tentava i Padri del deserto con apatia, demotivazione e accidia. Confinati fuori dai conventi, siamo convinti che la vita monastica sia isolamento quando invece è scelta comunitaria; la luce dei nostri smartphone ci abbaglia al punto da persuaderci che la socialità passi da questi aggeggi, quando invece Facebook è strumento per eremiti, per stiliti concentrati soltanto sulla colonna che li sorregge.
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