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Il paradigma del ventriloquo per spiegare il rapporto tra terrorismo islamico e responsabilità individuale

Antonio Gurrado
“Il mio nome è Shylock” di Howard Jacobson l'autore fa apparire il personaggio di Mehdi Mehdi, comico franco-algerino accusato di incitare all'odio contro gli ebrei propagando l'ideologia nazista. Ecco perché l'esempio è perfetto per capire cosa sta succedendo oggi.

Ho trovato una delle considerazioni più sagge sul rapporto fra terrorismo islamico e responsabilità individuale lì dove non me la sarei mai aspettata, fra le righe di un romanzo inglese ispirato a Shakespeare: “Il mio nome è Shylock” di Howard Jacobson (Rizzoli).

 

Fugacemente l'autore fa apparire il personaggio di Mehdi Mehdi, comico franco-algerino accusato di incitare all'odio contro gli ebrei propagando l'ideologia nazista. Se non che, di mestiere, Mehdi-Mehdi fa il ventriloquo; pertanto si difende facendo inoppugnabilmente notare che a propagare l'ideologia nazista è caso mai il pupazzo che porta in grembo, il quale infatti non perde occasione di salutare il pubblico a braccio teso. Se il saluto nazista viene poi reiterato da isolate frange estremiste o da giovani particolarmente suggestionabili, sostiene Mehdi Mehdi, la colpa è del pupazzo di cui seguono l'esempio, e non del ventriloquo che di per sé “non ha né personalità né ideologie proprie”. Ovvio che è assurdo, è un romanzo satirico. Eppure ogni volta che dopo avere contato i cadaveri usiamo le espressioni “cane sciolto”, “lupo solitario”, “soggetto a rischio”, “maniaco depressivo”, “folle isolato”, “falso musulmano”, stiamo incolpando il pupazzo per assolvere il ventriloquo.

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