Madrid, marcia contro la violenza sulle donne (foto LaPresse)

Il cortocircuito che fa saltare la retorica sulla violenza di genere

Antonio Gurrado

Altro che il finto turista che picchia i passanti, a Milano l'altro giorno un ragazzo ha picchiato una ragazza scambiandola per un uomo che voleva provarci con la sua fidanzata. E adesso come la mettiamo?

A Milano va di moda il finto turista (l'hanno arrestato ieri) che ferma i passanti per chiedere indicazioni e li saccagna di mazzate mentre rispondono; io però trovo oltremodo sottovalutata la notizia della ragazza picchiata in discoteca perché scambiata per un ragazzo. Qualche giorno fa, sempre a Milano, una tatuatrice venticinquenne s'è avvicinata a un'amica ma, equivocata per corteggiatore molesto dal fidanzato di lei, ne ha rimediato frattura al naso e trauma cranico. Sordido e tedioso come tutti i fatti di cronaca, questo almeno merita di essere eviscerato perché sbaraglia consolidate convinzioni riguardo alla violenza sulle donne. La retorica femminista pretende infatti che la violenza di genere sia più grave della violenza in genere, perché determinata dall'identità di chi la subisce.

 

Chi esige più severità per i maschi che picchiano le donne, rispetto ai maschi che picchiano e basta, si basa su due assiomi: da un lato la protezione della vittima, ovvero l'idea che le donne vadano tutelate in quanto fisicamente più deboli; dall'altro la correzione del carnefice, ovvero l'idea che vada rieducato esemplarmente chi vede in una donna qualcosa di diverso, da fronteggiare con ostilità. In questo caso però il picchiatore, in quanto maschio, ha agito perché nella tatuatrice ha scorto qualcosa di uguale a sé, ossia un altro maschio, e ha picchiato dando per scontata la parità di forza fisica; se avesse riconosciuto la ragazza come tale, non avrebbe menato le mani. Poiché qui non regge né il criterio della protezione né quello della correzione, fra gli indignati commentatori di questo fatto di cronaca si avanza un'ipotesi risolutiva: se una ragazza viene picchiata perché scambiata per un ragazzo, allora si tratta di omofobia. Dire che sarebbe meglio non picchiare nessuno indipendentemente dall'etichetta, e limitarsi ad andare in discoteca a ballare e a provarci, forse suona troppo poco civile.