Il tempo sprecato dalle femministe contro il #FertilityDay
Buonasera, sono una clessidra e ho il compito di misurare il tempo. Come i più arguti di voi sapranno, vengo capovolta acciocché una sostanza precipiti dal mio bulbo superiore a quello inferiore, fino al momento in cui vuoto e pieno si scambiano di posto e a quel punto il tempo è scaduto. Ovvio che sono neutrale rispetto all'utilizzo degli attimi che scorrono; nell'accumularsi dei granelli passati ciascuno vede ciò che d'immutabile ha lasciato dietro di sé, senza che io ne abbia colpa alcuna. Altrettanto ovvio è che, in quanto clessidra minore, posso essere rivoltata ogniqualvolta lo si ritenga, dando l'impressione che il tempo ricominci; ma ciò non tange la clessidra massima universale su cui regolo il mio scorrimento, e che con identica impassibilità segna il tempo irreversibile. Sono dunque un misuratore che riflette l'inesorabile oggettività che mi trascende, e che nessun uomo potrà mai girare per arrestarla e riavviarla.
Femministe e femministi possono protestare quanto vogliono contro il Fertility Day e il suo nome ridicolo, ma protestare contro noi clessidre è inutile: ci limitiamo a testimoniare a tutti ciò che sanno di non avere fatto, pertanto la loro è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso nello specchio. C'è un'unica eccezione: Roberto Saviano, per il quale il Fertility Day del 22 settembre mira a rovinargli il compleanno, anche se la campagna ministeriale non cita in alcun luogo la ricorrenza. La sua è la rabbia di Calibano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio.
Il Foglio sportivo - in corpore sano