La rivoluzione del Manifesto nel giorno del compleanno del Cav. è un velleitario post-it
Domani, in occasione degli ottant'anni di Silvio Berlusconi, il Manifesto fa la rivoluzione. Mentre il Giornale pubblica gli auguri di Putin e Medvedev, il quotidiano comunista approfitta della ricorrenza per consegnare al lettore “una nuova grafica e uno squarcio (rosso) sul futuro, un quotidiano diverso, nuova tipografia, nuova carta”, come spiega l'editoriale in prima pagina cui è accluso un post-it programmatico: “Domani facciamo la rivoluzione. Cambiamo tutto, anche la grafica. Per cambiare il mondo, da qualche parte dovevamo pur cominciare”. È bello quando i giornali si trasformano, perché vuol dire che sono ancora vivi (e noi pure), ma mi sorprende l'utilizzo rivoluzionario del post-it suggerito dall'editoriale. “Ci piacerebbe che diventasse un meme, uno di quei graffi liquidi che transitano tra reale e virtuale. Attaccatelo ovunque, dove volete, dove pensate che ci vorrebbe proprio una bella rivoluzione. Poi, se vi va, scattate una foto e mandatecela”.
Dopo che Repubblica aveva minacciato per giorni trasformazioni epocali e mutazioni apocalittiche dopo le quali il mondo non si sarebbe più riconosciuto allo specchio, salvo poi farci scoprire che avrebbe cambiato il corpo del testo e basta là, stavolta non m'illudo e mi limito a una considerazione. L'utilizzo del post-it del Manifesto segna la svolta definitiva della lunga avventura intrapresa nel 1848: l'ammissione che la rivoluzione è un evento puramente formale, che è negli occhi di chi guarda e nei selfie di chi legge; la dichiarazione che la rivoluzione è un graffio liquido che transita tra reale e virtuale, qualsiasi cosa significhi; la consapevolezza che la rivoluzione è un velleitario pezzetto di carta che può essere appiccicato dappertutto, perché sopra c'è sempre scritto “Domani”.
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