Gender news, il caso del maschio assalito a sangue da una femmina
A Vigevano (ma poteva anche accadere altrove) un avvocato sessantacinquenne (ma poteva anche fare un altro mestiere ed essere più giovane) è stato aggredito a colpi di bicchiere (ma poteva anche capitare un'arma o un qualsiasi altro oggetto contundente) mentre stava cenando da solo in un ristorante (ma poteva anche star praticando qualsiasi attività in un qualunque luogo pubblico). Secondo la ricostruzione dei quotidiani locali, l'insano gesto è stato compiuto da una signora trentenne (ma poteva anche essere più matura) la quale ha fatto irruzione in sala (ma poteva anche acciuffarlo per strada) accusando l'avvocato di non essersi presentato alla cena che gli aveva preparato (ma poteva anche essere scatenata da infiniti altri futili motivi).
L'avvocato ne è uscito malridotto, ma poteva anche restarci secco. Ciò che importa è che un maschio sia stato assalito a sangue da una femmina – non perché la notizia è l'uomo che morde il cane, ma perché evidenzia che i militanti di genere hanno un problema gnoseologico. La caratteristica della cronaca è di appartenere al campo del contingente: è accaduto questo lì, ma poteva anche accadere quello là. Perciò è appannaggio del popolino, sovente incapace di elevarsi all'astrazione. I militanti di genere, interpretando la cronaca con le lenti dell'appartenenza, incorrono in un duplice errore. Anzitutto, il determinismo: raccontano variazioni sulla storia che un maschio, e non poteva che essere un maschio, ha aggredito una femmina, e non poteva che essere una femmina. Poi, la generalizzazione: gli uomini sono al mondo per femminicidere, quindi bisogna fermarli prima che agiscano. Se loro accettano di emendare questi due errori, io sono disposto ad ammettere che a Vigevano un avvocato (ma poteva anche essere un'avvocatessa) è stato aggredito a sangue da una signora (ma poteva anche essere un signore).
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