Con Mario Monti non tornano i conti

Con Mario Monti non tornano i conti. L'ex presidente del Consiglio, ex commissario dell'Unione europea ed ex presidente della Bocconi, voterà No al referendum esattamente come i grillini e l'ultrasinistra che sbraitano contro questa riforma costituzionale voluta dai poteri forti: notizia tanto eclatante da far passare sotto silenzio la radicale revisione cui, nella stessa intervista, il senatore a vita sottopone il concetto di democrazia elettorale. Monti vanta infatti il successo della propria lista nel 2013: due milioni e ottocentomila voti a fronte dei soli due milioni e quattrocentomila conquistati da Renzi nel 2014, “in quello che venne considerato un trionfo”.

In aritmetica sono un po' tardo, quindi ho riletto tre volte prima di capire che Monti compara il proprio risultato alle elezioni Politiche al risultato altrui in altre elezioni, quelle Europee; un po' come se l'Inter si gloriasse di avere più punti in Serie A di quanti ne abbia la Juve in Champions League. In secondo luogo, i due milioni e quattrocentomila voti di Renzi alle Europee risultano dalla differenza fra gli undici milioni di voti per il Pd nel 2014 e gli otto milioni e mezzo di voti per il Pd nel 2013. Per Monti quegli otto milioni e mezzo di voti erano di Bersani già dall'anno prima, e Renzi s'è limitato ad aggiungere il margine di voti propri. Quindi l'unica cosa che non ho capito è: se nel 2013 Scelta civica aveva due milioni e ottocentomila voti, e nel 2014 Scelta europea ne aveva duecentomila, dove ha nascosto Mario Monti i restanti due milioni e seicentomila voti che erano già suoi?