Rovelli, scienziato ateo perché credere in Dio non gli piace
Il fisico spiega sul Corriere i motivi per cui non è credente. Con motivazioni alquanto singolari
Carlo Rovelli, insigne fisico, non crede in Dio perché gli piace parlare alle piante. Ammetto di averla messa giù un po' troppo drastica pertanto riporto la sua argomentazione in modo meno sintetico. In un elzeviro sul Corriere, Rovelli spiega il proprio ateismo derivandolo dal fatto che non gli piacciono quelli che si comportano bene per timore di finire all'inferno, ma quelli che si comportano bene perché amano comportarsi bene; né gli piacciono quelli che sono buoni per piacere a Dio ma quelli che sono buoni perché sono buoni. E così via: non gli piace sentirsi in comunione con chi sta zitto in chiesa ma sentirsi in comunione guardando negli occhi gli amici, non gli piace emozionarsi perché Dio ha creato la bellezza della natura ma emozionarsi perché la natura è bella, non gli piace chiudersi nel silenzio e pregare Dio ma chiudersi nel silenzio e ascoltare le profondità infinite del silenzio, non gli piace chi si rifugia fra le braccia di una religione ma chi accetta il vento della vita. E così via: tutta una fitta colonna per dirci che non crede in Dio perché gli piace chi si dedica al prossimo, gli piace svegliarsi al mattino e guardare il mare, gli piacciono le stelle, gli piace parlare con le piante. In sintesi, Carlo Rovelli spiega dettagliatamente di non credere in Dio perché credere in Dio non gli piace, ed è una motivazione a dir poco singolare su cui radicare la superiorità della scienza sulla fede.