(foto LaPresse)

Abolendo l'obbligo di fedeltà nel matrimonio lo stato decide come farci accoppiare

Antonio Gurrado

Al Senato si discute un testo di legge per adeguare le norme delle unioni civili a quelle del matrimonio tradizionale. Non è la fine del matrimonio, anzi

Il sesso di Stato no, non l'avevo considerato. È arrivato in commissione Giustizia al Senato un disegno di legge di un unico articolo, che prevede il ritocco di un comma del codice civile in modo tale da eliminare l'obbligo di fedeltà dai doveri coniugali. Non è la fine del matrimonio: il matrimonio è finito nel 1974 col referendum sul divorzio e adesso stiamo solo aggiungendo corollari. Non è nemmeno – come vantano i firmatari della proposta – il superamento del “retaggio culturale di una visione ormai vetusta del matrimonio”: la vera verità è che il ritocco è necessario ad adeguare le norme dell'accoppiamento fra coppie di genere diverso alle norme dell'accoppiamento fra coppie dello stesso genere, vulgo unioni civili.

 

Come ricorderete, mentre dalla legge Cirinnà veniva stralciata la stepchild adoption veniva stralciato anche, pare per un compromesso fra Pd e Ncd, l'obbligo di fedeltà fra i contraenti. Questa leggina non mira dunque a rendere più moderno l'istituto del matrimonio (capirai: le corna sono state istituite mezz'ora dopo le prime nozze della storia) bensì ad adeguarlo a un diverso modello d'amore, il #loveislove che oggi va di moda. Sembra un passo avanti della libertà e invece è un passo indietro. Con l'eliminazione dell'obbligo di fedeltà infatti lo stato non sta uscendo dalle camere da letto; sta solo avvertendoci che è cambiato il criterio secondo cui dobbiamo accoppiarci. E poiché non c'è nulla di più antierotico di una legge dello stato, mentre non c'è nulla che ingolosisca più di un espresso divieto, ne deriva che senza obbligo di fedeltà il matrimonio diventerà la tomba dell'adulterio.

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