Ora per l'University of California abortire è un bene
Uno studio dell'ateneo californiano vorrebbe dimostrare che salute mentale e benessere si mantengono più elevati nelle donne che hanno praticato l'aborto rispetto alle donne cui non sia stato consentito
Sorgerà un Tertulliano a San Francisco? L'apologeta cristiano aveva idee balzane – ad esempio condannava la promiscuità perché andare con più donne aumentava il rischio statistico di commettere incesto – ma sull'aborto era di logica cristallina: “Homicidii festinatio est prohibere nasci”, ossia “Impedire una nascita significa anticipare un omicidio”.
Sono trascorsi milleottocento anni e degli psichiatri dell'University of California hanno pubblicato uno studio volto a dimostrare che salute mentale e benessere si mantengono più elevati nelle donne che hanno praticato l'aborto rispetto alle donne cui non sia stato consentito. L'importanza dello studio, rivelano i ricercatori, consiste nel fatto che “l'idea degli avversi effetti psicologici dell'aborto è stata alla base della legislazione antiabortista” quando al contrario, abortendo, si conseguono “maggiore autostima e maggiore soddisfazione”. Insomma perfino Tertulliano – uno secondo il quale servire salsicce ai cristiani era sintomo di persecuzione – era arrivato a capire che la questione del rispetto della vita ha il fulcro in quella altrui, non nella propria; gli psichiatri americani invece valutano la questione dal versante dell'autoreferenzialità se non del solipsismo. Quindi per il primo abortire è un male, per i secondi abortire fa bene. È sorprendente scoprire come nel secondo secolo a Cartagine si ragionasse meglio che in California nel ventunesimo.
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