Da rivoluzionario del calcio a suo teorico distruttore: la triste parabola di Van Basten
L'ex campione del Milan, spalla di Infantino alla Fifa, ha delle idee piuttosto strane per riformare il gioco più bello del mondo
Eliminare il rischio che due squadre pareggino non basta. Ai tempi in cui giocava, la grandezza di Marco Van Basten derivava dalla capacità di vedere cose che gli altri non vedevano, sgomentando i difensori, trascinando i compagni di squadra e conducendo i tifosi al delirio per eccesso di sublime. La caratteristica gli è rimasta intatta ora che ha smesso di giocare e funge da consulente della nuova Fifa di Gianni Infantino, al quale ha appena presentato alcune proposte concrete. Si potrebbe per esempio abolire il fuorigioco che è sempre antipatico, come nell'hockey. E trasformare le ammonizioni in altrettante espulsioni temporanee, come nel rugby, utili magari a rifiatare per cinque o dieci minuti a seconda della gravità dell'infrazione.
Introducendo tuttavia un limite massimo di falli dopo il quale si incorrerà nell'allontanamento dal terreno, come nel basket. E organizzando sfide uno contro uno fra attaccante e portiere in campo aperto, con qualche secondo a disposizione per segnare, come nei pomeriggi ai tempi delle medie inferiori. Negli ultimi dieci minuti di partita, cronometraggio effettivo del tempo di gioco, come nella pallanuoto; per il resto, frazionamento della partita con un numero imprecisato di intervalli che consenta la diffusione di inserzioni pubblicitarie, come nel Superbowl. Ieri Van Basten faceva gol da posizioni impossibili, oggi ha intuizioni abbacinanti: sarà uno sport trasparente, uno spettacolo appassionante, un gioco bellissimo. Chissà come si chiamerà.
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