Come suonano le ceneri dei nostri cari
Il produttore discografico britannico Jason Leach è specializzato nel pressare ceneri umane su vinile. E' la conseguenza estrema del nostro concetto di intrattenimento
“La cosa bella della morte è che ti fa vivere”, sostiene il produttore discografico britannico Jason Leach, la cui specialità è pressare ceneri umane su vinile. È complicato ma in sintesi funziona così: qualcuno contatta Jason, gli fornisce registrazioni di ciò che intende eternare del caro estinto e poi gli affida i resti della sua cremazione, che il produttore dispone su vinili trasparenti così che si possa osservare in tralice la granella del defunto e ascoltare la viva presenza delle ceneri sui solchi.
Ascoltare i morti è un antico auspicio che in Occidente ha origine con la discesa di Ulisse nell'Ade, culmina con la teosofia e i tavolini traballanti per poi terminare assieme ai dubbi novecenteschi sulla registrazione e sull'evenienza che, in un lontano futuro, fosse possibile sentire a comando la voce di un arcavolo che ci parli dal passato: “Pronto pronto sono il bisnonno crrrr sto beniss craccracricrecr sapere se hai fatto i compiti”, eccetera.
Il problema non si pone più: oggi, per dire, tutti guardano i film di Totò e nessuno si scandalizza se ridiamo allo sketch di un comico ormai in avanzato stato di decomposizione. La trovata di condire i dischi con resti umani è in linea con questa tradizione, anzi la porta a conseguenze estreme.
Nell'antica Grecia infatti gli stoici sostenevano che per il nonno stecchito, benché coriaceo, non ci fosse più degna sepoltura che nel nostro stomaco: all'epoca gli uomini erano soprattutto consumatori di cibo, pertanto papparsi l'antenato era il modo più immediato per farlo crescere e prosperare attraverso la nostra vita. Oggi siamo soprattutto consumatori di intrattenimento ed emozioni, quindi l'ambizione di trasformare il nostro albero genealogico in collezione di LP da ascoltare coi brividi è lo sviluppo, coerente e socialmente accettabile, della necrofagia.
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