Candice Wiggings

Quanto è comoda la scrivania del corsivista che sproloquia su maschilismo e omofobia

Antonio Gurrado

Il caso di Candice Wiggings, la campionessa di basket insultata perché eterosessuale

“Non mi avevano mai chiamato così spesso con la parola che inizia per p”, ha dichiarato al San Diego Union-Tribune la campionessa di basket Candice Wiggins. Vedo il corsivista che si mette comodo alla scrivania, pronto a scrivere un commento alla solita storia di vilipendio delle donne e violenza verbale maschilista, fino a che non emerge che la Wiggins s'è scontrata contro una “cultura molto, molto dolorosa” nella NBA femminile, ambiente che certo non brulica di uomini. Da quando ha reso espressamente noto il proprio orientamento sessuale s'è innestata infatti una serie di reazioni ostili che l'ha portata ad abbandonare precocemente il parquet, nonostante che avesse ancora energie per giocare bene un altro paio d'anni.

 

Vedo allora il corsivista che si mette ancora più comodo alla scrivania, prontissimo a scrivere un commento alla solita storia di omofobia e discriminazione nei confronti di chi ha avuto il coraggio di esporre la propria identità contro tutto e contro tutti, fino a che non emerge che la Wiggins era una sparuta eterosessuale in “un mondo composto al 98% da donne omosessuali; un contesto decisamente conformista”. Vedo allora il corsivista che si alza e lascia perdere: dovrebbe scrivere che omofobia e maschilismo sono termini vuoti, germinati dal tentativo ipocrita di ascrivere solo ad alcune specifiche categorie certi istinti oscuri che sono comuni a chiunque abbia sufficiente agio di esercitarli, che sia uomo o che sia donna, che sia etero o che sia gay. Ma d'improvviso la scrivania s'è fatta scomoda.

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