Il boicottaggio reciproco degli scioperi di genere
Doversi prendere le ferie per andare alla manifestazione “Non una di meno” e scoprire che anche i mezzi pubblici erano in agitazione
Sono viziato da un evidente pregiudizio patriarcale pertanto non posso esprimermi sulla riuscita dello sciopero generale mondiale di genere. Fatto sta che, passare, la signora delle pulizie è passata. L'edicolante era tutta allegra perché c'era il sole e anche la barista ha preparato il caffè di buon umore. I negozi del centro brulicavano di commesse e le clienti erano fin troppe per essere mercoledì mattina. Le mie colleghe, ciascuna al proprio posto. In forma privata ho ricevuto svariati commenti su cause ed effetti delle mimose lasciate sulle scrivanie delle mie amiche da premurosi compagni di professione. Le loro figliolette sono regolarmente andate a scuola perché le maestre erano regolarmente in cattedra, mentre in università qualcuno ha addirittura avvistato delle professoresse. Finalmente incontro un'amica fuori ufficio in orario di lavoro e le domando cosa faccia mai per strada. “Lo sciopero delle donne”, risponde, salvo spiegare che la Cgil non ha indetto l'agitazione nel suo settore quindi ha dovuto prendere un giorno di ferie, e che contava di andare alla manifestazione di “Non una di meno” ma non è riuscita ad arrivare a Milano per via dello sciopero dei mezzi pubblici. I cui conducenti sono per lo più maschi. Boicottatori.