Dipingere con lo zio (usando le sue ceneri)
L'arte macabra di Bea Haines, considerata una delle migliori pittrici britanniche under 30, che ha un modo tutto suo di mescolare gli acquerelli
Abbiamo tutti un quadro dello zio in soggiorno, chi più chi meno, ma per noi comuni mortali i casi sono due: si tratta o di un ritratto dello zio medesimo, qualora fosse megalomane, ovvero di un quadro da lui prodotto, qualora lo zio avesse velleità artistiche. Possiamo dunque solo invidiare Bea Haines, una delle migliori artiste britanniche under 30, per la quale avere un quadro dello zio significa comporre lei stessa degli acquerelli miscelando le ceneri del parente defunto. La mia carriera artistica si è arenata in prima media pertanto non posso certificare se sia vero quanto sostiene, ossia che le ceneri umane (in generale, e quelle dello zio in particolare) facciano assumere all'acquerello una compattezza e una cupezza su cui un artista trova più affascinante lavorare; posso però testimoniare che le è venuta niente male la scultura con le colecisti della nonna.
Bea Haines mi sembra indicativa di ben due tendenze di questo reo tempo. La prima è che quando intervistatori basiti le hanno chiesto donde le derivasse questa passione macabra, ha risposto trattarsi dell'influsso dei genitori i quali componevano statue per il museo delle cere, abituandola sin da piccina a girare in una casa traboccante disjecta membra. È significativo poiché la responsabilità della sua stramberia viene scaricata su un trauma infantile che la giustifica o la glorifica addirittura. In secondo luogo emerge che, prima di passare al parentado, Bea Haines si è esercitata a praticare arte su carcasse bovine comperate dai macellai; l'artista però si sente in dovere di specificare che non per il fatto che fossero bestie le ha trattate con minore rispetto di quanto dedicasse al materiale umano dei propri acquerelli o delle proprie sculture. Va bene la nonna, va bene lo zio, ma guai a maltrattare il corpo di un animale.