Così il suicidio di un maschio disperato diventa sui media “femminicidio mascherato”
Lo strano omicidio di una donna che si è schiantata col furgone contro un tir. E insieme a lei è morto anche il marito
Cos'hai fatto e perché lo hai fatto, lo sai solo tu; io so solo quello che è accaduto dopo e che ho appreso dai giornali. Dopo che tua moglie è morta nello schianto del tuo furgone contro un tir, su una strada del trevigiano, la presidentessa di un'associazione di tricoteuse col termine “Donna” nella ragione sociale ha dichiarato di temere da tempo che tu trovassi un modo di ammazzarla, e adesso ce l'avevi fatta. Allora un pubblico ministero ti ha rivolto l'accusa di omicidio volontario o, nella vulgata giornalese, “femminicidio mascherato”: pare che tu abbia schiantato apposta il tuo furgone contro un tir, su una strada del trevigiano, per disfarti di tua moglie nel modo più cruento. La ragionevole certezza sul tuo intento risiede nel fatto che tu continuassi ad abusare di lei e a perseguitarla: non con la violenza fisica, pare, visto che lei non ne portava segni; bensì con la violenza psicologica, più sottile e impalpabile.
Del resto, emerge dall'accusa, parlando con lei ti contraddicevi, ricordavi di avere detto cose che non avevi detto, e poi non hai mai fatto nulla per non sembrare un tipo strano, hai frequentato il movimento dei Forconi e hai creduto alle scie chimiche. Ti avevano addirittura imposto il trattamento sanitario obbligatorio e per disperazione avevi urlato di volerti ammazzare. Infatti nell'incidente sei morto anche tu però nessuno parla di suicidio contro un tir, su una strada del trevigiano, invece tutti parlano di femminicidio: la tua vita non conta gran che, sei maschio.
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