Il futuro minorenne di Davide Casaleggio
Il sospetto è che al figlio del fondatore del M5s convenga un futuro in cui l’adulto di domani sia il bambino di ieri
Davide Casaleggio predice il futuro. Quanto meno, ne parla piuttosto spesso ostentando una composta sicurezza pari a quella di uno che sia appena uscito da una macchina del tempo, un po’ sbattuto dal viaggio ma ben memore di ciò che ha visto. Per questo organizza per domani a Ivrea il convegno “Sum – Capire il futuro”: argomenta che liberismo o socialdemocrazia sono etichette che, appartenendo al passato, non possono essere applicate al futuro; sostiene che progettare il futuro è ciò di cui l’Italia ha più bisogno; assicura che nel giro di dieci anni compiremo un balzo tecnologico impensabile; annuncia che il convegno di Ivrea culminerà in una riflessione sul futuro del bambino di oggi che è l’adulto di domani. Viene il sospetto che a Casaleggio piaccia, nonché convenga, un futuro in cui l’adulto di domani sia il bambino di ieri: mica per niente cita orgoglioso sondaggi che accreditano il Movimento 5 Stelle al 50 per cento dei favori fra i sedicenni, e si dice favorevole all’estensione del diritto di voto ai minorenni. Come passa il tempo. Nemmeno duecentocinquant’anni fa Kant spiegò che gli uomini vengono costretti in uno stato di minorità da sovrani che, anziché trattarli da adulti, impongono loro: “Non pensate, ma ubbidite!”. Il futuro vagheggiato da Casaleggio sembra presagire una regressione alla minore età, un domani di adulti perennemente sedicenni ai quali un sovrano sbraita: “Non pensate, ma cliccate!”.