Pensavo fosse la rivoluzione, invece era una laurea triennale

Antonio Gurrado

L'uso del fumogeno in occasione della laurea è un festeggiamento la cui moda va dilagando in tutto il paese. Altro che anniversario del '77

Da una ventina d'anni passo abbastanza spesso in università ma per la prima volta mi sono trovato coinvolto nel lancio di fumogeni. Lì per lì ho pensato che fosse un degno modo di valorizzare l'anniversario del '77: una rivoluzione colorata, violetta a giudicare dalla coltre che s'innalzava, scoppiata forse perché qualche studente s'era finalmente reso conto dell'inutilità di chissà quanti corsi di studio, forse perché qualche ricercatore s'era imbestialito per il risultato storto dell'abilitazione nazionale per docenti. Pensavo fosse la rivoluzione, invece era una laurea triennale. Non ho motivo di ritenere che gli studenti di economia a Pavia siano più selvatici della media quindi mi sono documentato: il fumogeno in occasione della laurea è un festeggiamento la cui moda da qualche mese va dilagando in tutta Italia; a Rimini, in questo stesso anno accademico, richiamata dagli scoppi celebrativi è arrivata anche la polizia.

 

E ho pensato ai poveri dimostranti che l'altro giorno alla Sapienza si sono presentati coi fumogeni per irrompere in un convegno in cui era prevista la presenza di Mariastella Gelmini, trovandoci invece Valeria Fedeli. Saranno stati scambiati per festaioli smarriti? Qualche professore ruffiano di passaggio avrà cercato fra loro il neolaureato con cui congratularsi? E non avranno temuto di venire sorpassati a sinistra da qualche parente troppo solerte di dottore fresco di giornata, pronto magari a celebrare l'occasione a colpi di mortaio? Diceva Longanesi che in Italia non si può fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti. O forse era Mario Missiroli. Comunque, oggi direbbe che in Italia non si può fare la rivoluzione perché siamo troppo impegnati a festeggiare.

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