Quell'ora di silenzio di May che ha fatto fagocitare il web
Perché il tempo intercorso fra l'annuncio di Downing Street che il primo ministro avrebbe rilasciato di lì a poco una dichiarazione e la sua effettiva apparizione è parso nei social network un abuso intollerabile
Stamane l'Inghilterra ha vissuto per un'ora in più mondi paralleli, tutti ipotetici: trattasi del tempo intercorso fra l'annuncio di Downing Street che il primo ministro avrebbe rilasciato di lì a poco una dichiarazione e l'effettiva apparizione di Theresa May che ha svelato l'arcano. C'è da dire che oramai un'ora è molto più lunga di qualche anno fa. Mentre la Borsa di Londra traballava nell'ignoto, dinanzi allo spoglio leggio antistante la porta col numero 10 si consumava un minuetto di congetture: forse la May annuncerà l'arresto di un superterrorista, forse rivelerà lacrimose novità belliche sulla Siria, forse si dimetterà per motivi di salute, forse forse forse.
Un tempo sarebbe risultato ammirevole l'abbottonatissimo silenzio dell'entourage governativo, tale da non far trapelare nulla delle intenzioni della May nonostante che la decisione fosse già presa e la Regina già informata da un giorno almeno; ma oggi lo iato fra il sapere che sarebbe successo qualcosa e il sapere cosa sarebbe successo è parso un abuso intollerabile e irresponsabile poiché incoerente con l'era dell'immediatezza e del retroscena soffiato in anticipo. Per questo l'ora ignota degli inglesi ha fatto sì che il web iniziasse a fagocitare sé stesso in mancanza di contenuti, lasciando rincorrersi illazioni che si autoalimentavano dando corpo alle paure più frequenti del nostro tempo, fossero esse fonti di distruzione esterna (la guerra, il terrorismo) o fonti di disfacimento interno (le dimissioni, la malattia). Al punto che, quando Theresa May è comparsa al sole e ha convocato le elezioni politiche anticipate, il mero fatto che nella patria della democrazia parlamentare a un certo punto si fosse deciso di andare a votare ha lasciato tutti sorpresi; delusi, quasi.