Lo dovremo ai giudici se Roger Waters ritirerà il nuovo album dall'Italia
“Is this the life we really want?”, il nuovo disco del cantante dei Pink Floyd, presenta una copertina accusata di plagio. Per il tribunale di Milano potrà essere commercializzato... senza involucro
Tutta l'arte è continua citazione; l'originalità è mito ingenuo da romantici. Non avremmo progresso estetico senza appropriazione dell'altrui e contaminazione del proprio, miscuglio e superamento, imitazione e ammicco, sottinteso e parodia. Prendete Roger Waters, l'ex Pink Floyd il cui nuovo disco presenta in copertina una pagina scritta, censurata da strisce nere che lasciano libere qua e là solo le parole che compongono il titolo: “Is this the life we really want?”. Uno la guarda e capisce subito che è ottenuta col metodo caratteristico dell'arte di Emilio Isgrò. L'ha capito perfino la sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale di Milano che, apprendo dal Corriere, “con decreto urgente ha ravvisato in via cautelare gli estremi del plagio delle opere di Isgrò nella copertina, nell'involucro, nel libretto illustrativo e nelle etichette del disco in vinile, del cd, del formato digitale e del merchandising del nuovo album dell'ex Pink Floyd”. La sezione del tribunale ha perciò ordinato alla Sony Italia di sospendere la vendita del disco in quanto viola il diritto d'autore, specificando che tuttavia non è esclusa la commercializzazione della musica contenuta nel disco “con diverse modalità esteriori”: ossia senza copertina, senza involucro, senza libretto illustrativo e senza etichette.
Al tribunale di Milano devono essere rimasti al tempo delle musicassette registrate di straforo dalla radio, se ritengono che un album sia un insieme di canzonette scindibili dal contesto estetico che dà loro un senso. Si può fare un torto del genere a un immortale dei Pink Floyd? C'è da sperare che questa grida tribunalizia traboccante di “via cautelare”, “composizione bonaria”, “provvedimento proporzionato” e “inibitoria” non solo induca Roger Waters a ritirare tutte le proprie opere dallo Stivale, ma persuada anche tutti gli artisti suoi pari a fare altrettanto. Avremo dunque coi tribunali e coi giudici noi italiani quest'altro debito: di essere diventati isolati culturalmente, sordi alle contaminazioni estetiche, felici d'intrattenerci ascoltando solo e soltanto gli audiolibri del professor Zagrebelsky.