Il poliamore insegna che per salvare una coppia basta sposare anche l'amante
La storia di Manuel e Alejandro. E del terzo incomodo, Alex
Lo confesso: sulle prime avevo sottovalutato la portata del primo matrimonio fra tre uomini, legalmente celebrato qualche giorno fa in Colombia. L’avevo scambiato per una delle infinite stramberie romantiche che in quest’epoca accecata dai sentimenti fanno passare per diritto inalienabile qualsiasi borborigmo del nostro cuore. A mente fredda però ho riletto la vicenda accorgendomi che la dinamica ha molto del dramma borghese ottocentesco, quindi è tutt’altro che futuribile: c’è una coppia, Manuel e Alejandro; c’è un terzo incomodo, Alex; ce n’è addirittura un quarto, Victor. Manuel s’innamora di Alejandro, che s’innamora di Alex, che s’innamora di Manuel; poi arriva Victor e s’innamora di tutti.
La soluzione è convivere tutti assieme sovrapponendo amore ad amore, aggiungendo promessa a promessa e fidanzamento a fidanzamento. Purtroppo Alex è morto ma i tre non hanno desistito, forti dell’intuizione geniale che per salvare una coppia dal tradimento basti sposare anche l’amante. La morale della favola è che l’amore liquido conduce a un futuro ideale in cui tutti saremo sposati con tutti, un inferno popolato di suoceri in ogni angolo del mondo; e che il poliamore non ha niente di sconvolgente, niente d’innovativo. È solo un altro nome del matrimonio riparatore.
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