La morte del piccolo Bradley è assurda, ma non priva di senso
La storia del bambino ammalato di neuroblastoma e quella di un gruppo di danzatori zulù che si sono persi a Londra
Che schifo di mondo insensato, ho pensato apprendendo della morte di Bradley. Lo ricorderete di sicuro: era il piccolo inglese ammalato di neuroblastoma, grande amico del suo idolo Jermain Defoe. La foto di Bradley addormentato sereno addosso al gigantesco calciatore lo faceva apparire ancora più minuscolo. Come si fa a non ritenere assurdo un mondo in cui un bambino di sei anni dagli occhioni liquidi muore per un tumore germinato dalla struttura nervosa che ne regola battito cardiaco e respirazione?
Poco dopo leggo però che alcuni danzatori zulù, partiti per uno spettacolo in programma nella scuola St Anne di Brentford, quartiere a ovest di Londra, sono finiti alla scuola St Anne di Hull, duecento miglia a nord di Londra. Avevano sbagliato a impostare la destinazione sul navigatore del furgoncino. Gli alunni di questa scuola di Hull, dunque, tutti bambini con difficoltà di apprendimento o di relazione, si son visti recapitare un gruppo di zulù che senza invito né preavviso ha ballato per loro trasformando un qualsiasi giorno noioso e triste in un momento di gioia imprevista da ricordare in eterno. Questo mondo allora sarà assurdo, ho pensato, ma non necessariamente privo di senso.