La vera rivoluzione è non tatuarsi
Ormai è sempre più raro trovare persone con la pelle libera dall'inchiostro. Forse sono loro i veri progressisti
Se quando andate in spiaggia vi spaventate allo scorgere oramai pochissima pelle e moltissimo inchiostro, non è perché siete codini o reazionari. Anzi, tutto il contrario: se non sopportate i tatuaggi è perché siete progressisti, mentre chi si decora il corpo è un vile retrogrado. All'incirca cent'anni fa l'architetto asburgico Adolf Loos scriveva: “L'evoluzione della cultura è sinonimo della rimozione dell'ornamento dall'oggetto di uso comune. Ciò che rende così importante il nostro tempo è che è incapace di produrre un nuovo ornamento. Siamo cresciuti lasciandoci l'ornamento alle spalle. L'uomo è progredito abbastanza acciocché l'ornamento non produca in lui sensazioni erotiche come fra i papuani. Un viso tatuato non aumenta il valore estetico ma lo riduce”. Un secolo dopo, l'importanza del nostro tempo è drasticamente ridimensionata dal tentativo di metterci al passo coi papuani tatuati; e quando al mare vi troverete dinanzi un tizio completamente sovrascritto dal collo alle caviglie, rinfacciategli che è meno moderno di un architetto asburgico di cent'anni fa.
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