Uno dei momenti più drammatici dell'evacuazione di via Curtatone (foto LaPresse)

Perché il politicamente corretto non riesce a cancellare la nostra paura per i migranti

Antonio Gurrado

Cosa ci dicono le frasi razziste twittate da alcuni esponenti periferici del Pd 

Repubblica ha dedicato un'interessante carrellata agli esponenti periferici del Pd che talvolta, sugli stramaledetti social network, si lasciano andare a esternazioni razziste. Scrivono, o citano, frasi come: “Aperta la caccia ai marocchini”, “Nessun arabo in giro e nessun immigrato”, “Extracomunitari ladri stronzi dovete morire subito”. È curioso notare come non avvenga mai il contrario: siamo tuttora in attesa di un esponente periferico della Lega che, dopo avere faticato tutto il giorno a tenere la linea di Salvini, una volta a casa ceda di schianto e si lasci sfuggire sui social un “Accogliamoli tutti” o “Il mio amico è straniero” o almeno un selfie coi profughi a cui ha comprato il gelato.

 

Se questo non avviene ma il contrario sì, può essere per due motivi. Il primo è che magari la posizione formale di alcuni piccoli esponenti pd sull'immigrazione è una posa volta a darsi un tono in linea con la disciplina di partito; se è così, vuol dire che la retorica dell'accoglienza è una soluzione ipocrita, tanto semplicistica quanto la smania d'innalzare muri a capocchia. Oppure le esternazioni razziste dei piccoli esponenti pd, che non vanno confuse col ragionevole tentativo dei sindaci d'irregimentare il flusso caotico degli immigrati, rivelano un aspetto sotterraneo dell'identità umana. Non a caso questi tweet e questi post vengono spesso lanciati nei momenti di abbassamento delle difese, che sia il cuore della notte o la villeggiatura, o magari subito dopo avere subito un furto. Giusta o sbagliata, l'ostilità verso ciò che si teme e la paura verso una possibile minaccia è uno strato inestirpabile del nostro animo, e sperare che venga neutralizzato col bon ton o con le direttive di segreteria significa rinunciare a che la politica si occupi delle persone concrete e imprigionarla nel regno oscuro delle idee astratte.

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