Il direttore licenziato per una battuta razzista che indigna i bianchi (ma non i neri)
Mentre chiacchierava con un cantante di colore, il musicista Matthew Halls ha fatto una battuta sugli stati confederati e per questo ha perso il posto da direttore artistico di un festival
C’è una suprematista bianca convinta di essere antirazzista. Ecco i fatti, complicati. Matthew Halls, direttore artistico di un festival che ogni estate l’Università dell’Oregon dedica a Bach, chiacchiera durante un ricevimento con un suo vecchio amico, il controtenore Reginald Mobley. Questi, che viene dalla Florida, si lascia sfuggire la considerazione che l’apparato del festival gli pare risalire ai tempi della guerra di secessione, per l’aria un po’ da “Via col vento” dei paraggi; allora Halls, che è britannico, simula un forte accento degli Stati confederati e domanda a Mobley se gradisce un po’ di semolino. I due ridono. Una signora di passaggio coglie l’ultima frase, ne decodifica l’accento, e denuncia agli organizzatori la battuta razzista. L’università convoca un giurì interno, riconosce Halls reo di essersi rivolto in modo offensivo a una minoranza etnica, e decide di rescindere immediatamente il contratto che gli garantiva il posto da direttore del festival fino al 2020.
La signora sarà soddisfatta, Halls probabilmente meno, ma Mobley non lo è affatto: anche se è afroamericano, nessuno si è sentito in dovere di consultarlo per domandargli se ritenesse che la battuta potesse essere considerata in qualche modo offensiva nei confronti del suo essere nero. Non ha avuto voce in capitolo; per emettere una condanna per razzismo è stato sufficiente il parere monocratico di una donna bianca.