Gli scrittori low cost non acchiappano più lettori
Perché rendere il libro un invidiabile genere di lusso è un'idea per diffondere la lettura
Se volete diffondere la lettura, non abbassate i prezzi dei libri. Ha ragione Philip Pullman: vedere i propri bestseller venduti a sconti iperbolici ovvero a prezzi ridicoli lo umilia in quanto svilisce il suo lavoro di scrittore e la credibilità dell'editore. Quest'ultimo fa la figura di una specie di rivenditore discount e vede il proprio marchio ridotto a sottomarca. Un autore – di là dal fatto che spesso i proventi vengono calcolati su risicate percentuali del prezzo di copertina – vede il proprio nome associato a cifre infinitesimali e si sente ridotto al rango di scrittore low cost. I libri a prezzo stracciato possono avvicinare alla lettura gli adolescenti squattrinati, che comunque oramai pretendono che tutto si trovi gratis su internet senza intermediari, ma allontanano gli adulti di sicuro. La persona che non legge reputa il libro un bene superfluo, quindi non sarà attratta da un mega sconto perché non si tratterà di una riduzione su un acquisto preventivato, né sarà il basso costo a convincerla della necessità o del beneficio della lettura. Poco prezzo, poco valore: chi non legge è abituato a comprare a caro prezzo smartphone o schermi al plasma o apericene nonché a desiderare tutto l'esorbitante che non può permettersi. Se volete diffondere la lettura, aumentate i prezzi: e se riuscirete a rendere il libro un invidiabile genere di lusso che le masse faticheranno a permettersi, allora forse, forse, forse.
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