Quando il sessismo è una questione tra donne
Sembra che l'insulto rivolto alla consigliera Irma Melini e comparso sulla scheda elettorale potrebbe non essere opera di uomo. E le femministe che ne pensano?
E se fosse stata una donna? Qualche giorno fa al Palazzo di Città di Bari, nel corso di una votazione interna al consiglio comunale, una mano ignota e greve ha scritto nella scheda il nome di battesimo della consigliera Irma Melini (Forza Italia) accompagnato da un articolo determinativo e da un epiteto che non ripeto perché facilmente intuibile, accostati secondo un costrutto retorico che credevo si abbandonasse già a metà delle medie inferiori. L’insulto, che fa riferimento a una professione confacente al guazzo della scrofa, sui giornali è stato subito etichettato come sessista: comodo automatismo, nei giorni in cui l’uomo in generale viene accusato di atavica colpevolezza nella maniera in cui si rivolge alla donna in generale. Ora che si dispone la perizia calligrafica per identificare l’autore dell’ineleganza, si fa strada l’atroce dubbio che la mano possa invece appartenere a un’autrice, e che quindi non si tratti di discriminazione sessuale a opera di un genere dominante bensì di qualcosa d’altro, non meglio definito alle nostre menti pigre che amano i pregiudizi. Se fosse stata una donna, ha dichiarato alla Stampa la consigliera in questione, sarebbe inaccettabile. Penso sia inaccettabile comunque, indipendentemente dal genere del pavido calunniatore; soprattutto penso sarebbe inaccettabile la sorpresa di fronte all’evenienza che a dar della troia a un’innocente come arma politica non sia per forza stato un uomo. Abbiamo avuto tempo per prepararci all’idea. Sono passati un bel po’ di anni, infatti, dai tempi in cui risuonava l’arbitraria accusa che le ministre di centrodestra fossero selezionate per avvenenza se non peggio ma mi pare che già allora lo sostenessero fra gli applausi della folla festante donne contro donne, e fior di femministe.