Le chiese di Vigevano organizzano un open day. Come fossero ristoranti
La casa del Signore deve sempre aprire le porte a tutti, perché in qualsiasi momento ogni uomo deve poter soddisfare il bisogno di ricongiungersi a Dio
Lo fanno le scuole, lo fanno le aziende, lo fanno i teatri e i ristoranti: allora, si è detto un monsignore di Vigevano, perché anche le chiese non fanno un open day? Sarebbe un modo di presentare le attività parrocchiali alle famiglie del circondario e, ha dichiarato al quotidiano locale, di proporre in maniera un po’ moderna il fatto che la chiesa non è un circolo chiuso. Io preferisco la maniera antica. Sfuggono forse al monsignore un paio di dettagli: anzitutto che le scuole, le aziende, i teatri e i ristoranti offrono chi più chi meno un servizio dietro pagamento o iscrizione. Le chiese invece storicamente offrivano asilo e ricetto a chiunque volesse rifugiarsi. Non so che orari osservino le chiese di Vigevano ma presumo alternino aperture e chiusure, come quelle di tutta Italia. La necessità pertanto di un open day sorge proprio dal momento in cui si è iniziato a serrare i portali per mancanza di personale o vigilanza; per la vera chiesa ogni giorno è un open day. Le scuole, le aziende, i teatri e i ristoranti sono abitualmente aperti a membri iscritti a vario titolo, e di tanto in tanto aprono le porte a tutti per acchiappare nuovi clienti. La chiesa deve sempre aprire le porte a tutti, non solo a date prestabilite, perché in qualsiasi momento ogni uomo deve poter soddisfare il bisogno di ricongiungersi a Dio (e non alle attività parrocchiali). Istituire un open day in parrocchia sottintenderebbe la rinuncia a presupporre che ogni chiesa sia la casa dell’anima di chiunque, l’anima naturaliter christiana.
bandiera bianca