Il vero problema del caracal in giro a Milano? Il cappottino
Il dibattito in rete dopo l'allarme lanciato dal Comune per la pericolosità dell'animale non tiene conto di un'altra questione, ben più rilevante
Buonasera, sono il caracal che passeggia per Milano. O forse sono un caracat, cioè un incrocio fra il felide selvatico tipicamente afroasiatico e un gatto. La questione non mi tange minimamente poiché la caratteristica principale di noi animali è il completo disinteresse alla tassonomia in cui voi uomini cercate di rinchiuderci: quando ci considerate, vedete sempre qualcosa di diverso da ciò che siamo, presupponendo nella natura l’ordine che c’è nella vostra testa. Posso essere un caracal caracal damarensis, posso essere un caracal caracal poecilotis, oppure un purissimo caracal caracal caracal; ma potrei essere anche un incrocio fra un caracal e un serval, sarebbe a dire un servical ovvero un caraval. O magari sono solo un gatto enorme, non conta. Il fatto è che noi caracal (o caracat, eccetera) siamo bestie lineari quindi abbiamo qualche difficoltà a comprendere gli arzigogoli degli uomini. Quando sono apparso nella foto in cui il Comune di Milano diramava l’allarme perché una signora elegante portava al guinzaglio una bestia esotica potenzialmente pericolosa anche per gli uomini, alcuni di voi si sono messi a discettare di zoologia, altri hanno protestato per il maltrattamento di una specie rara, altri hanno accusato i cani di essere più pericolosi, altri ancora hanno accusato le persone di essere più pericolose dei cani, altri hanno detto che è colpa del funzionario doganale che mi ha lasciato passare, altri che chi mi ha pagato ha diritto di tenermi, eccetera. E io, al centro del dibattito, vedevo ignorata l’unica questione che mi premesse: se sono un caracal, o un caracat o servical o caraval, se insomma sono un animale, perché indosso un cappottino?
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