Balthasar Kłossowski de Rola, in arte Balthus

Così la censura del quadro di Balthus cela l'ignoranza dei benpensanti

Antonio Gurrado

Il caso “Thérèse dreaming” scandalizza in nome del politicamente corretto. Ma è un dipinto di  80 anni fa, celeberrimo, di un autore la cui predilezione mascalzona è da tempo di dominio pubblico

Quasi in diecimila ormai hanno sottoscritto la petizione che richiede al museo Metropolitan di New York di far sparire un quadro di Balthus, “Thérèse dreaming”, in quanto ritrae una ragazzina piuttosto scosciata che potrebbe ispirare pensieri pedofili. Forse questi quasi diecimila non sanno che la polemica al riguardo è fortemente esagerata: lo ha ammesso la stessa prima firmataria della petizione, che dopo avere fatto scalpore è scesa a più miti consigli in una versione aggiornata della propria richiesta. “Non pretendo che il dipinto venga censurato o distrutto”, ha scritto, “ma chiedo al museo di essere più coscienzioso nel contestualizzare le opere: può farlo spostando il quadro in un’altra galleria o fornendone una descrizione più contestualizzata”.

 

Probabilmente quelli che continuano a firmare, fra i quasi diecimila, non si sono accorti che una bigotta censura nobilitata dalla correttezza politica si è ridimensionata a dibattito su dove appendere un quadro e con quale targhetta. La prima firmataria ha concesso che si accontenterebbe di vedere scritto qualcosa come “Alcuni visitatori trovano disturbante questo quadro a causa dell’infatuazione di Balthus per le ragazzine”. Poca roba, dunque. L’infatuazione di Balthus è risaputa, tanto che lo stesso Metropolitan l’aveva espressamente richiamata in un avvertimento per i più sensibili visitatori di una vecchia retrospettiva dedicata al pittore francese. Altro che censura, è proprio questo il punto: come può la prima firmataria stendere una petizione del genere rivelando di essere rimasta scioccata dalla visione di un quadro di ottant’anni fa, celeberrimo, di un autore la cui predilezione mascalzona è da tempo di dominio pubblico? Sarà che nel mondo fatato della correttezza politica l’essere sempre più sensibili è significativamente aiutato dall’essere sempre più ignoranti.

Di più su questi argomenti: