Cari maschi, arrendetevi: l'appello femminista “Time's up” ha vinto
Non azzardatevi a criticare il nuovo fondo anti-molestie e contro le iniquità di genere
Cari fratelli, è inutile criticare l’appello femminista “Time’s up”, in cui trecento attrici annunciano alle “dear sisters” che il tempo è scaduto per le molestie sessuali e l’iniquità di genere, istituendo a questo scopo un fondo di tredici milioni di dollari per le spese legali delle donne che vogliano denunziare situazioni discriminatorie. Anzitutto perché di per sé è un’ottima idea benefica, specie per una nazione come gli Stati Uniti in cui troppo spesso la nozione di giustizia varia in base alle tasche delle parti in causa. Poi perché è ispirato da una mozione dell’Alianza Nacional de Campesinas, pertanto si concentra sulle innumerevoli e variamente drammatiche situazioni che coinvolgono lavoratrici a basso reddito. Non conviene dire che è ridicolo che le attrici paragonino il can can weinsteniano ai tormenti delle contadine; non sta bene argomentare che, se di iniziativa benefica si tratta, allora ci si poteva limitare all’istituzione del fondo omettendo la parte di appello che contiene la dichiarazione di guerra al maschio. E non azzardatevi a far notare che l’appello sororale si basa sul paralogismo che le molestie siano una diretta conseguenza del fatto che aziende e istituzioni sono in larga parte rette da uomini, e che pertanto una volta sostituiti costoro con delle donne tutto filerà per il verso giusto. Tanto meno potete gettar lì che c’è sempre uno iato incolmabile fra l’impegno in favore di individui concreti e l’ottusità delle ideologie che generalizzano. L’appello è così saggiamente congegnato a incastro che, qualsiasi cosa voi eccepiate, verrete accusati di voler perpetrare lo sfruttamento e la sofferenza di donne di umili condizioni che magari vorreste aiutare. Cari fratelli maschi, il tempo è davvero scaduto: comunque la mettiamo, avremo sempre torto.